Derby dal mondo: Newell’s Old Boys-Rosario Central, la sfida che divide una città
Dopo la prima puntata continuiamo il nostro viaggio fermandoci nuovamente in Argentina, ma questa volta trecento chilometri a nord di Buenos Aires. Tappa del racconto di oggi è infatti Rosario, la più popolosa città della provincia argentina di Santa Fe.
In questa città situata sulle rive del fiume Paraná e sede del “Monumento Nacional a la Bandera” che fu costruito in onore del generale Belgrano (creatore della bandiera argentina), il calcio è presente in ogni strada, in ogni angolo.
La città infatti è spaccata in due, nella parte nord i marciapiedi e i muri sono colorati di giallo e blù, i colori sociali del Rosario Central, mentre a sud tutto è rosso e nero, ovvero del Newell’s Old Boys.
Prima di menzionare la storia delle due compagini vediamo il perché dei due soprannomi che portano in dote i tifosi di Central e Newell’s. Negli anni ’30 le due squadre vennero invitate a disputare un’amichevole di beneficenza in favore dell’ospedale Carrasco di Rosario, dove venivano curati i lebbrosi. Il Central si rifiuta di giocare e quelli del Newell’s, che invece accettano di disputare l’incontro, accusano gli avversari de essere delle Canallas (canaglie). Per risposta i tifosi del Central chiamano allora gli odiati rivali Leprosos. Oggi i due soprannomi, in origine dispregiativi, vengono però portati con orgoglio dai sostenitori delle due squadre, che dimostrano un’attaccatura ineguagliabile alle proprie tradizioni e ai propri colori.
Il Newell’s Old Boys viene fondato nel 1905 da un gruppo di ex allievi della High School inglese di Rosario, in onore del loro direttore e allenatore di calcio: Isaac Newell. Come si intuisce da qui deriva il nome della squadra; invece i colori rosso e nero vennero presi da due bandiere: il primo da quella del Regno Unito (ovvero il paese natale di Newell), mentre il secondo da quella della Germania perché la moglie di Newell era tedesca.
Dopo i primi anni giocati nella Liga Rosarina, la Lepra entra nell’ Asociacíon del Fútbol Argentino (AFA) nel 1939 insieme ai rivali cittadini del Rosario Central. Il primo successo dei rossoneri arriva però nel 1974, quando il Newell’s vince il Campeonato Metropolitano nel migliore dei modi possibili per un tifoso leproso. Infatti il 2 giugno 1974 va in scena al Gigante de Arroyito, lo stadio del Central, il Clásico Rosarino. Al Newell’s basta un pareggio per conquistare il titolo sul campo degli odiati rivali facendo loro un’umiliazione, ma i padroni di casa si portano a sorpresa sul 2-0 e sembrano riuscire così a spezzare il sogno dei nemici. Tuttavia la Lepra riapre la partita e a due minuti dal termine Zanabria trova la rete del pareggio che vale la conquista del primo storico campionato per i rossoneri. Ancora oggi l’episodio viene orgogliosamente ricordato spesso dai tifosi.
Una figura di spicco del Newell’s è sicuramente Marcelo Bielsa, attuale allenatore dell’Olympique Marsiglia, al quale è stato addirittura dedicato lo stadio di Parque de la Independencia, che ora si chiama appunto Estadio Marcelo Bielsa. El loco è stato nel club rosarino dal 1980 al 1992, ricoprendo il ruolo di allenatore della prima squadra a partire dal 1990. Sotto la sua guida, il Newell’s ha conquistato l’Apertura del 1990, la finale contro il Boca Juniors (campione del Clausura) nel 1991 e il Clausura del 1992. La squadra, con giocatori del calibro di Berizzo, Ruffini, Balbo e più tardi Batistuta, entusiasmò il popolo rossonero con un gioco fantastico e fallì solo la finale della Copa Libertadores del 1992, persa ai rigori contro il San Paolo.
Nel 2013 è stato il Tata Martino, già giocatore del Newell’s, a riportare la squadra alla vittoria, conquistando del Torneo Final.
Vediamo invece ora la storia dell’altra metà della Rosario calcistica. Nel 1889 alcuni ferrovieri inglesi fondano il Rosario Central, che ebbe prima la maglia biancorossa e poi bianca, prima di passare all’attuale gialloblù (anche se in teoria sarebbe oroblù). Nel 1971 e nel 1973 la squadra conquista i primi due campionati argentini, guidata in panchina dal mitico Griguol. Nel 1974 vide comprato Mario Kempes, che diventerà uno dei più forti giocatori di sempre ad aver vestito la gloriosa casacca delle Canallas.
Il primo e unico trionfo internazionale arrivò nel 1995 quando, dopo aver perso l’andata della finale della Coppa CONMEBOL contro l’Atletico Mineiro, i rosmarini si imposero incredibilmente per 4-0 al Gigante de Arroyito e conquistarono il trofeo ai calci di rigore. Grande è la tradizione del Central, e infatti la squadra può ha avuto tra le sue fila giocatori fenomenali come Kempes, Menotti o il più ovviamente recente Di María (a Rosario dal 2005 al 2007).
Perché questa rivalità “muove” un’intera città, e non solo in occasione della patria, ma sempre. I tifosi hanno addosso gli stessi colori da generazioni e questo è anche uno dei motivi per cui Rosario è spaccata in due, con zone “vietate” per chi tifa l’altra squadra (purtroppo non sono mancati episodi di violenza). A dimostrazione di questa fede riportiamo le risposta di César Menotti, vincitore della Coppa del Mondo nel 1978 alla guida dell’Argentina e bandiera canalla con più di 80 partite all’attivo in gialloblù, a che gli chiese quando fosse diventato tifoso del Central: “Quando sono nato”.
Dopo la retrocessione del Central nel 2010, il Clásico non si è più disputato fino al 2013, anno in cui le canallas tornarono nella massima serie. Fu un ritorno col botto per i gialloblù: vittoria in casa 2-1 (Donatti (R), Maxi Rodríguez (N), Encina (R)) e vittoria al Coloso del Parque per 1-0 (Niell). Per i tifosi un’enorme soddisfazione considerando l’ottimo livello attuale del Newell’s. C’è da giurare però che il 19 ottobre al Gigante de Arroyito la Lepra cercherà di riprendersi la supremazia di Rosario, in quella che è la sfida più viscerale e forse sentita, a livello locale, di tutta l’Argentina.
Rosario è una delle poche città del paese dove le squadre più tifate non sono River Plate e Boca Juniors, anzi praticamente tutti qua tifano Central o Newell’s, perché come dice una frase di un tifoso: “O sei tifoso del Central, o sei del Newell’s, altrimenti non sei nessuno”.