Honda energetica
Quando lo scorso giugno il Milan annunciò l’ingaggio di Ménez sapevo già, o almeno credevo, che l’esperienza di Honda in rossonero sarebbe terminata a breve. Lento, impacciato, con un piede poi non così sopraffino e, soprattutto, con la costante sensazione che non fosse per nulla adatto al nostro campionato; una lega in cui anche la ventesima squadra studia la partita come se fosse l’ultima della sua storia calcistica, in cui tutti i tecnici sono più o meno preparati e dove le contromisure si studiano minuto dopo minuto. Almeno questo, possiamo dirlo con orgoglio, c’è rimasto, anche se i campioni hanno preso il volo – in tutti i sensi – verso altri lidi. Per quanto riguarda l’attaccante giapponese, però, il presente ci racconta che mi sbagliavo di grosso e, in fondo, sono anche contento di questo: tutti, nella vita, meritano una seconda chance e sicuramente Honda nella passata stagione non è stato messo nelle condizioni di brillare, sia perché arrivato a Milanello dopo una preparazione effettuata con un’altra squadra, sia per motivi extra-calcistici ovvi per un giapponese arrivato in un paese con una cultura completamente differente.
Il Milan di Inzaghi ha saputo rivitalizzare alcuni giocatori, è riuscito a confermare il rendimento di altri ma, sotto certi punti di vista, ha messo in evidenza alcune lacune circa la struttura della rosa rossonera. Bonera ha dimostrato per l’ennesima volta di non essere un giocatore da Milan, Abbiati è prossimo alla meritata passione, De Sciglio non sta impressionando se non per il potenziale che mostra ogni santa volta che mette piede in campo ed El Shaarawy, per quanto sia probabilmente il più talentuoso tra tutti i rossoneri, ha ancora troppi stop dovuti a infortuni muscolari per esprimersi al 100%. Soprattutto De Sciglio, dal mio punto di vista, è la delusione maggiore di questo inizio di campionato: e lo dico da suo sostenitore sin da tempi non sospetti, quando alcuni storcevano il naso anche solo vedendolo inserito nella lista dei convocati in prima squadra. Ma proprio perché ho sempre avuto tutta questa fiducia in lui, come l’avevo per il buon Santon quando lottava contro Cristiano Ronaldo ai tempi dell’Inter, non voglio che si perda come già successo con il terzino adesso in forza al Newcastle; per carità giocare in questa Premier League è un onore per ogni azzurro, però ai tempi si erano scomodati paragoni forse eccessivi, con conseguenti pressioni non necessarie a diciottenni che si affacciano per la prima volta nel mondo dei grandi. Prima Facchetti con l’ex nerazzurro, adesso Maldini con Mattia: lasciamo lavorare questo ragazzo in pace, facciamolo sbagliare com’è giusto che sia alla sua età. Ci regalerà soddisfazioni.
Andiamo con ordine, partendo dai punti a favore: Honda e Ménez sono due acquisti, a zero, fantastici per questo Milan. Falso nove o meno, il francese ha dimostrato di avere un’altra testa rispetto a qualche anno fa, quando la parola “continuità” non era nel suo vocabolario, mentre adesso quando ha il pallone tra i piedi dà la sensazione di fare quasi sempre la cosa giusta al momento giusto. Con Torres è complementare dal punto di vista tecnico e lo spagnolo, seppur con frequenza in netto calo, il vizio del gol non lo ha mai perso e uno come Inzaghi non può che spronarlo a fare meglio in certe situazioni, soprattutto quando sotto pressione – e succederà spesso. Le note liete non finiscono qua perché Bonaventura ha fatto intravedere lampi di talento da grande giocatore, quello che manca al Milan, seppur Inzaghi sia consapevole che non è né un esterno offensivo né una mezzala, ma dovrà adattarlo a uno dei due ruoli per ottimizzare le risorse.
Chi invece è rimasto nel limbo, seppur quattro assist in altrettante partite siano un ottimo bottino, è Abate: questo perché con le piccole ha dimostrato di avere il passo e, a sorpresa, anche i piedi per poter fare bene entrambe le fasi, ma con la Juventus anche lui si è sciolto come neve sotto al sole. Troppo poco per chi, qualche sessione di mercato fa, aveva una valutazione superiori ai dieci milioni di euro, più o meno il budget di un’estate di mercato per Galliani.
Male, anzi malissimo la difesa in ogni tipo di situazione. Che il Milan soffra le palle inattive è un problema storico, ma sino a questo momento ha dimostrato di soffrire anche la transizione avversaria, un problema non da poco soprattutto in campi come quello di Empoli, dove – anche se non è la tua caratteristica migliore – sei comunque costretto a gestire il pallone più dell’avversario: e i toscani sono tra le piccole che portano di più la palla, imponendo il proprio sistema di gioco, e quindi ci saranno trasferte ancora più difficili di questa. Nella mediocrità palese che si è creata dietro a Juventus e Roma, comunque, questo Milan libero da impegni infrasettimanali può sicuramente dire la propria e, considerata la situazione a metà agosto, è un passo in avanti enorme per la società; e la Serie A, per ritrovare un briciolo di credibilità, ha bisogno del miglior Milan possibile.