Mondoblob (2): pillole di calcio internazionale

Mondoblob, la nuova rubrica di MondoPallone che vuol far rivivere le emozioni del calcio internazionale, puntando i riflettori sui personaggi, le storie e gli aneddoti del mondo ‘pallonaro’ di tutto il globo. Un focus sulle vicende meno note, con video, immagini e curiosità prese dalla rete. 

La partita

Due squadre in crisi di risultati ( e di gioco) regalano un match pirotecnico, con una coda finale ricca di suspense ed episodi controversi. Il Friburgo fatica a segnare (appena un goal in tre partite) mentre l’Hertha subisce tre reti di media a partita. Entrambe annaspano nei bassifondi, e sono alla ricerca di una vittoria ossigenante. La squadra della Selva Nera sblocca la contesa da corner con Kempf, ma viene subito riagguantata dalla magistrale punizione del brasiliano Ronny, calciatore poco mobile ma letale su qualsiasi piazzato.

Nella ripresa accade più o meno di tutto: prima Klaus sfrutta al meglio la sponda di Guédé e insacca il punto del 2-1, illudendo i tifosi di casa; successivamente Nico Schulz lascia i suoi in dieci per fallo da ultimo uomo, completando (almeno all’apparenza) la disfatta.  All’ultimo secondo di recupero la squadra di Luhukay trova un sussulto con Ronny, fermato dalla scivolata provvidenziale di Schuster (che gli sporca il tiro) e dal miracolo di Burki.  Sembra l’ultimo sussulto della gara, ma Meyer torna sui suoi passi e decreta punizione dal limite. Il tempo scorre e l’orologio indica il 97‘ minuto: la mattonella è quella preferita dal talentuoso brasiliano, che prende la mira e sceglie la potenza alla precisione: la barriera si alza e sporca la sfera, beffando un intero popolo. 2-2, pari e patta. La crisi continua, anche se da “prospettive” diverse.

Il personaggio

Al “City of Manchester” si gioca Manchester City-Chelsea. Una sfida dal grande fascino, impreziosita dalla situazione di classifica e dallo sconfinato talento presente sul prato verde. In panchina, oltre a due strateghi come Pellegrini e Mourinho, siede anche Frank Lampard. Dopo tredici anni di Chelsea, l’ex academy del West Ham si ritrova i Blues da avversari, dopo averli condotti a vincere tutto quello che c’era da vincere. I Citizens faticano a macinare il gioco, i londinesi si difendono serrando i ranghi e ripartendo in contropiede.

Le svolte della gara si materializzano nella seconda frazione: rosso per Zabaleta (secondo  giallo per tackle su Diego Costa) e immediato goal di Schürrle in contropiede. A questo punto l’ingegnere cileno spedisce in campo Jesus Navas, ma la sua squadra non punge. Almeno fino all’ingresso di Frank Lampard. La sua rete è un inno al calcio: verticalizzazione di Silva, pennellata interna del trottolino Milner e battuta di giustezza di Frankie. Goal, 1-1. La corsa del Chelsea di ferma sul più bello, tra le urla dei tifosi saliti a Manchester. I cori sono tutti per Lampard, dall’una e dall’altra parte. Un insolito “asse sonoro” unito dall’amore per un grande uomo del football. Dio salvi questi romanzi. E anche il calcio made in England.

La curiosità

Frédéric Kanouté,  bomber maliano ex Tottenham e Siviglia (tra le altre), continua a salire alla ribalta delle cronache per i suoi gesti di solidarietà. A 37 anni, infatti,dopo aver vinto sia in Spagna che in Europa prestigiosi titoli a suon di goal realizzati , Kanouté ha fondato un’associazione che si occupa della tutela degli orfani e dei bambini indigenti di tutta l’Africa, in particolar modo di quelli maliani. Proprio a Bamako, nella sua terra d’origine,  la fondazione ha creato una nuova cittadina fornita di scuola, ospedale, strutture sportive e ludiche e luoghi di ristoro. Un oasi che prenderà il nome di Sakina (“Città dei bimbi”) e ospiterà profughi e rifugiati politici di tutto il continente nero. L’ex calciatore, da sempre promotore di opere caritatevoli, in passato aveva espresso la propria vicinanza al popolo palestinese. 

Il video

Nea Ionia-Ilisiakos, terza divisione del calcio greco. Panagiotis Karachalios si trova solo e con la porta sguarnita, dopo la precedente uscita del portiere locale e l’impatto con l’attaccante ateniese. Il calciatore guarda l’estremo difensore contuso e – tra lo stupore e generale –  spedisce la sfera in fallo di fondo. Un gesto di fair play che costerà la sconfitta (1-0 il finale), ma nessun rimprovero da parte di compagni e allenatore. A fine gara Karachalios dichiarerà:”L’ho fatto perché sentivo di essere nel giusto“. Applausi a scena aperta.

La frase

“Quando ero piccolo non amavo il calcio, ma il basket. Mi dicevano che era un ambiente contaminato e corrotto. Poi cominciai a giocare – anche se controvoglia – nell’Argentinos Juniors; fu allora che la mia famiglia mi spinse a continuare e a tenere duro. Ascoltai i loro consigli e quelli della gente, diventando quello che sono diventato”.

Esteban Cambiasso