Un tocco smarcante di Pogba, lo scatto fulmineo di Tevez e per Abbiati non c’è nulla da fare. La Serie A è ancora bianconera, come da tre anni a questa parte. Si spostano le pedine sullo scacchiere, anzi sulle panchine (e qualsiasi riferimento a Massimiliano Allegri è puramente casuale), ma il risultato non cambia.
Il primo vero big match del campionato ha emesso un verdetto vecchio: la Juventus è ancora la squadra da battere e non sarà facile strapparle lo scudetto dal petto. E pazienza se mancano Barzagli, Pirlo e Vidal, i bianconeri giocano a memoria e hanno altri campioni in grado di decidere le partite. Il Milan di Inzaghi, d’altronde, è una squadra ancora in fase di rodaggio, che ha sì vinto le prime due gare di campionato, ma lo ha fatto incassando quattro reti e subendo spesso l’iniziativa dell’avversario.
A San Siro si è visto bene: la Vecchia Signora ha tenuto il pallino del gioco per gran parte del primo tempo, centrando anche la traversa con Marchisio. Il Milan, timido, si è fatto vedere raramente dalle parti di Buffon (Honda e Menez gli unici a impensierire il portierone della Nazionale). Nella ripresa, pur calando il ritmo, la Juve ha giocato con la pazienza delle grandi squadre, trovando a venti minuti dal termine il gol vittoria. L’azione decisiva riassume la superiorità di una squadra sull’altra e, in questo momento, direi piuttosto su tutte le altre squadre del campionato. Due campioni hanno risolto la partita: un Pogba in formato super, capace di disorientare l’avversario con la sua classe, e un Tevez che sembra ancora più decisivo della passata stagione. Se non altro perché ha ripreso a segnare anche in Champions.
Dietro tutto ciò, c’è qualcuno che se la ride. Massimiliano Allegri fino a qualche mese fa sedeva sull’altra panchina, quella rossonera, e masticava un boccone amaro nel vedere annullato un gol regolare di Muntari. Ieri il conte Max si è preso la sua rivincita personale e lo ha fatto proprio a San Siro, davanti a quei tifosi che l’hanno amato e fischiato e davanti a una dirigenza che a lungo l’ha difeso, ma che a un certo punto gli ha presentato il benservito.
Prematuro tirare le somme dopo tre sole giornate, direi che è quasi da incoscienti, ma ieri il campionato ha ricevuto un segnale forte e oggi la principale antagonista della Juventus, la Roma, scenderà in campo contro il Cagliari del grande ex Zeman con la pressione di chi non può sbagliare. L’orizzonte, poi, dice Juventus-Roma fra due settimane esatte e i giallorossi non possono permettersi di volare allo Juventus Stadium già con qualche punto di vantaggio. Anche se il traguardo è lontano, la volata è partita.