È l’ottantesimo minuto di Napoli-Sparta Praga, primo turno di Europa League 2014-2015, il belga Dries Mertens illumina il San Paolo con una giocata delle sue: il funambolo azzurro controlla la palla sul vertice sinistro dell’area di rigore, punta l’uomo con la sfrontatezza dei campioni, lo manda in bambola, elude il raddoppio di marcatura, si accentra e scarica un destro che si insacca sul primo palo, imparabile per l’estremo difensore Bičík. I quindicimila dell’impianto di Fuorigrotta sono in visibilio, tutti in piedi ad applaudire una prodezza degna del palcoscenico di Diego Armando Maradona. Ma abbiamo letto bene? Quindicimila spettatori per una gara europea? Non sarà la Champions League, sciaguratamente persa contro l’Athletic Bilbao, ma è pur sempre la competizione che ha visto il Napoli trionfare a Stoccarda il 17 maggio 1989. D’accordo, era la vecchia Coppa Uefa, il prestigio era diverso, ma questa Europa League può regalare ancora tantissime soddisfazioni al Napoli di Higuaín, Hamšík e Callejon.
E allora perché i tifosi l’hanno snobbata? I 14.933 paganti di ieri sera sono una miseria, in città si respira un’aria di rassegnazione, mista al pessimismo. Peccato, pensare che nella gara d’esordio del Napoli Soccer di Aurelio De Laurentiis, ci furono circa cinquantamila spettatori ad assistere al pirotecnico 3 a 3 contro il Cittadella, quel 26 settembre 2004, si respirava un’area diversa nel capoluogo partenopeo. Il fallimento della vecchia società era ormai un ricordo, un nuovo progetto faceva palpitare i cuori dei sostenitori; dopo un’estate rovente in cui non si parlava altro che di affari societari, pratiche legali e garanzie da presentare, si ritornò a parlare di calcio: delle nuove magliette, dei nuovi acquisti, del nuovo calendario: “la prima trasferta sarà a Lanciano, l’ultima a Giulianova, seguiremo i nostri campioni ovunque”, dicevano i tifosi. Ricordi lontani, ma non troppo, in dieci anni il nuovo Napoli ha riconquistato i palcoscenici che gli competono: la Serie A, le coppe europee e due trionfi in Coppa Italia, trofei che in bacheca rendono orgogliosi.
Eppure qualcosa nell’ambiente non torna, la società è stata contestata durante la gara con i cechi, l’impressione è che i mancati investimenti abbiano fatto indispettire la piazza, sul più bello la famiglia De Laurentiis si è fatta prendere dall’ossessione dei bilanci, i tifosi avevano capito le cessioni di Lavezzi e Cavani, i due giocatori avevano preferito cambiare aria, ma non importava, erano arrivati altri giocatori di talento. Quest’estate invece sono arrivati solo calciatori di seconda fascia, inoltre qualche pedina è stata sacrificata appena avvertito l’odore della plusvalenza (vedi Fernández). I napoletani si sono sentiti traditi, l’eliminazione dalla Champions League era annunciata, che rabbia, il Bilbao era alla portata, bastava poco, qualche pedina in più a disposizione di Benítez. Ma occhio, non è certo il momento di sfasciare tutto, la stagione può riservare tante soddisfazioni.
È giunta l’ora di ricominciare a sognare, siamo sicuri che gli assenti abbiano provato invidia per i quindicimila presenti che hanno assistito dal vivo alla prodezza di Mertens. Infine c’è da scommettere che i bambini napoletani, stiano già provando a imitare la giocata del belga sui campetti di periferia e storceranno il naso, quando gli verrà chiesto di fare i conti del saldo acquisti e cessioni del presidente, Napoli ha voglia di calcio.