Home » Derby dal mondo: Independiente-Racing, quando i “nemici” si guardano da vicino

Quando si parla di Clásico in Argentina molti pensano spesso a River Plate-Boca Juniors, ma in realtà ci sono parecchie altre sfide che non hanno nulla da invidiare a quella che è definita da molti come la più sentita partita del mondo.

Oggi parliamo del Clásico de Avellaneda tra Independiente e Racing, un derby tra squadre dello stesso quartiere, un derby di barrio. Nonostante questa zona di Buenos Aires sia, come detto, solo un quartiere, vi si trovano due delle più grandi squadre argentine, senza dubbio dopo River e Boca quelle con più seguito di tifosi, che danno vita a una delle partite più sentite del Sudamerica e del mondo.

Stadi AvellanedaAd Avellaneda queste due squadre rappresentano una scelta di vita tra due stili opposti e una rivalità accesissima. Ad aumentarla il fatto che il Cilindro, lo stadio dell’Academia, e la Doble Visera, lo stadio del Rojo ristrutturato recentemente, si trovano esattamente uno di fronte all’altro a soli trecento metri di distanza.

Il Racing nasce nel 1903 e deve il suo nome al Racing Club di Parigi, dato che uno dei soci fondatori, German Vaidaillac, suggerì il nome che ebbe subito successo. L’Independiente invece viene fondato nel 1905 per iniziativa di alcuni commercianti che, sentendosi esclusi dal Racing, decisero di creare una nuova società con colori biancoblù, i quali però diventarono biancorossi dopo aver visto il trionfo del Nottingham Forest giocare in un’esibizione in Argentina.

Il tutto ebbe inizio nell’ormai lontano 1907, quando il 9 giugno si giocò il primo Independiente-Racing della storia, che si concluse con la vittoria del Rojo per 3-2. La sfida divenne nota come la Beatificación de Rosendo Degiorgi, che era un giovane calzolaio che oltre a essere uno dei fondatori dell’Independiente, fu anche l’autore della rete del decisivo 3-2 nel finale di partita. In quel tempo il Racing era l’Academia del calcio argentino (da qui deriva l’ormai celebre soprannome) e aveva i pronostici tutti dalla propria parte, ma fu sorprendemente l’Indipendiente ad aggiudicarsi il primo Clásico, in quella che può essere definita come un’era ancora amatoriale.

Sebbene il Rojo sia più titolato a livello internazionale (7 Copa Libertadores, 2 Coppe Interocntinentali e 1 Copa Sudamericana tra i trofei più importanti), tanto da aver ricevuto il soprannome di Rey de Copas, è l’Academia ad avere il maggior numero di tifosi, probabilmente per una filosofia che da sempre contraddistingue i biancocelesti: la ricerca della spettacolarità del proprio gioco.

Come ogni grande rivalità sudamericana che si rispetti non manca l’aspetto mistico, ma in questo caso si va oltre con un episodio diventato celebre come “La maledicion de los siete gatos neros”. Nel 1967 il Racing domina sia in patria che fuori dai confini nazionali, e infatti vince prima la Copa Libertadores contro il Nacional di Montevideo (2-1 nello spareggio dopo un doppio 0-0), e poi la Coppa Interocontinentale contro il Celtic (anche in questo caso nello spareggio, 1-0 con rete di Cárdenas). Fin qui tutto normale, se non fosse che nella notte del trionfo alcuni tifosi dell’Indipendiente si recano al Cilindro e seppelliscono sette gatti neri in diverse aree del campo di gioco per lanciare una maledizione contro i rivali di sempre.

Potrà sembrare una leggenda o una semplice superstizione, ma da quel momento in poi il Racing non vinse più niente fino al 2001, anzi dovette conoscere l’onta della retrocessione nel 1983 (risalirà nel massimo campionato argentino solo due anni più tardi). Negli anni settanta invece l’Indipendiente dominò la scena conquistando quattro Copa Libertadores consecutive dal 1972 al 1975 con una squadra magnifica che tra i suoi leader aveva giocatori come Bochini (che nella sua carriera giocò solo con la maglia dell’Indipendiente, con la quale disputò 740 partite segnando 107 reti), Balbuena e Bertoni; inoltre il Rojo si aggiudicò anche la Coppa Intercontinentale del 1973 (1-0 a Roma contro la Juventus con rete decisiva di Bochini all’80’). Per tutto il popolo di Avellaneda furono segni inequivocabili che la maledizione aveva funzionato.

I biancocelesti provarono in tutti i modi ad “esorcizzare” il campo, fino a che nel 2000, venne organizzata una ricerca delle ossa dei gatti morti. Alcune di queste furono trovate e il Racing nel 2001 vinse il Torneo d’Apertura interrompendo il lunghissimo digiuno.

Come dice un detto “la vendetta è un piatto che va servito freddo” e allora nel 2013 toccò all’Independiente il dramma della retrocessione in serie B al termine di una serie di campionati disastrosi: dopo la sconfitta in casa contro il San Lorenzo, i rossi di Avellaneda lasciarono la categoria scatenando il festeggiamenti e gli sfottò della Guardia Imperial (la tifoseria più calda del Racing).

Il tifo è ovviamente una parte fondamentale di questa incredibile sfida centenaria e il Clásico è per le due tifoserie un momento Independienteepico, al termine del quale una vittoria regala la supremazia sui rivali fino all’incontro successivo. Papeles (i rotoli di carta lanciati in campo dalle curve, gli striscioni e i bellissimi cori (ma sarebbe meglio chiamarli canti) provenienti dagli spalti regalano tanto colore e un’atmosfera da brividi ai giocatori in campo, che sanno che in novanta minuti potranno salvare una stagione, renderla trionfale o sprofondare all’inferno. Al termine di ogni sfida vinta da una o dall’altra squadra si scatenano le afiches, ovvero delle immagini in cui si prende in giro l’avversario in ogni modo, menzionando episodi avvenuti nella partita o nel passato. Per esempio i tifosi dell’Independiente fanno spesso riferimento al fatto di aver vinto più derby (71 a 50) e più trofei dei rivali (69 a 40) e non perdono occasione per rimarcarlo. Quelli della Guardia Imperial si sono ovviamente scatenati Racing bandieronenel 2013 con la retrocessione del Rojo, e inoltre possono vantarsi di aver “presentato” due delle bandiere più grandi del mondo: 187 metri per 40 quella del 1997 in occasione di un partita di Copa Libertadores contro il River, 250 metri per 20 quella del 2010 per la prima giornata di campionato contro l’All Boys.

Due stili completamente opposti e incompatibili e un modo di vedere il calcio senza punti d’incontro, se non la sfida eterna fra di loro, fa sì che queste due gloriose squadre facciano innamorare tifosi di generazione in generazione, come se il tifo fosse una fede, e facciano emozionare chiunque ami il calcio, non solo argentino e sudamericano. Ma ad Avellaneda il calcio e più precisamente il Racing e l’Independiente sono veramente più di due semplici squadre di calcio, sono una scelta di vita, una cultura, una filosofia che si ha dentro per sempre. La distanza fisica tra i due stadi è di soli trecento metri, ma quella tra le due squadre è molta di più.