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Mondiali basket, Spagna 2014: USA a valanga, Irving MVP

Quanto è largo l’oceano? A giudicare dall’esito della finale di Spagna 2014, l’oceano è incolmabile: gli Stati Uniti, pur privi delle loro stelle LeBron James e Kevin Durant, hanno presentato una squadra inarrivabile per chiunque altro. Dato ancora più inquietante se si pensa che il giocatore ritenuto migliore, Derrick Rose, non ha mai convinto; e che l’unica squadra a mettere in difficoltà i ragazzi di Mike Krzyzewski è stata la Turchia, che con la sua zona è riuscita a confondere l’attacco statunitense.

Stasera, però, per la Serbia non c’è stata storia. Di fronte c’erano gli USA, che da quando mandano in campo giocatori NBA hanno vinto solo due Mondiali, e la Serbia, erede di quella Jugoslavia che in tempi recenti ne ha vinti altrettanti. È finita 129 a 92, e il distacco finale sarebbe potuto essere ben peggiore se Team USA non avesse tirato i remi in barca nel finale (laddove la Serbia invece ha giocato quasi fino all’ultimo).

È un po’ la maledizione di queste competizioni: la Serbia ha coronato un grande mondiale raggiungendo una finale che realisticamente non avrebbe mai potuto vincere. In altre parole, ha raccolto il massimo, ma senza potersi risparmiare la frustrazione della sconfitta finale. E per dare un’idea dello strapotere americano, gli Stati Uniti hanno superato quota 100 già nel corso del terzo quarto.

Stati Uniti meritatamente campioni, e ancora con qualche margine di miglioramento; 129-92, e applausi per tutti. Non c’è la controprova di cosa sarebbe successo se, come il tabellone sembrava suggerire in partenza, in finale fossero giunti i padroni di casa della Spagna: forse il distacco sarebbe stato inferiore, forse la partita sarebbe durata un po’ più a lungo, ma l’esito finale sarebbe stato egualmente senza storia, come dimostra anche il quintetto ideale della competizione: “intrusi” Teodosić, Batum e Pau Gasol, a rappresentare gli USA appaiono sia Kenneth Faried che Kyrie Irving, premiato come miglior giocatore della competizione.