Terminato il mercato estivo, continua l’analisi approfondita delle venti squadre di Serie A: un sondaggio interno in redazione ci ha portato a stilare la nostra griglia di partenza. Due volte al giorno, alle 8.30 e alle 16.30, scopriremo piano piano – dall’ultima piazza alla prima – tutte le fazioni che disputano la massima serie nazionale, svelandone punti forti e deboli, oltre che agli obiettivi presumibilmente raggiungibili. Oggi tocca all’Inter, squadra che occupa la nostra 4° piazza virtuale.
Dopo il debutto senza infamia e senza lode dell’Inter in quel di Torino, dal mercato non è arrivata la quarta punta tanto richiesta da Walter Mazzarri; Fredy Guarin, ricercato da molte squadre europee, alla fine è rimasto in nerazzurro visto che la dirigenza ha ritenuto non vantaggiose le proposte giunte da Zenit e Real Madrid. Sarà lui la quarta punta, con il giovane Bonazzoli che saltuariamente sarà aggregato con la prima squadra.
L’Inter si appresta quindi a disputare la prima, vera stagione con Erick Thohir al timone della società. Tanti i cambiamenti, a partire dai giocatori stessi: via Zanetti, ora vicepresidente, e via tutti gli eroi del triplete, per la precisione Cambiasso, Milito e Samuel. Branca è stato allontanato per evidenti incapacità di gestione, mentre Mazzarri ha invece ricevuto fiducia incondizionata, tanto che nonostante un quinto posto non eccezionale – ma che rispecchiava tranquillamente i valori di quella squadra – il suo contratto è stato prolungato di una stagione. Un’inversione di tendenza rispetto al passato, visto che nella gestione Moratti si è spesso utilizzato gli allenatori come capro-espiatori della cattiva gestione societaria.
COSA VA – I nerazzurri possono ripartire da alcune certezze, come per esempio la coppia del futuro Kovacic-Icardi: entrambi sono stati blindati dal patron nerazzurro Thohir, un modo per far capire a tutti che la linea giovane è assolutamente la priorità numero uno per tornare ai vertici. Qualità, gioventù e quindi possibilità di accrescere il capitale tramite l’esplosione di entrambi; a breve vi saranno anche alcuni incontri legati al rinnovo di entrambi i giocatori, visto che soprattutto il numero 9 guadagna una cifra nettamente al di sotto delle sue capacità (900.000 euro annuali), mentre per il croato si tratterebbe più di un messaggio da mandare alla concorrenza – Barcellona su tutti – per prevenire eventuali futuri assalti.
Chi invece è già ora una certezza è Handanovic, protagonista di un finale di stagione strepitoso e partito benissimo a Torino con un rigore parato a Larrondo. Lo sloveno, dopo una partenza lampo nell’anno di Stramaccioni, sembrava essersi un po’ perso per strada con errori e incertezze non da portiere di primo livello; recuperato mentalmente, anche la difesa ne ha tratto giovamento. Ranocchia sta crescendo giorno dopo giorno, complice anche l’ottimo rapporto con il ct italiano Conte, e la figura di Vidic al suo fianco non può che essere un fatto positivo per la sua carriera; Juan Jesus ha ancora due o tre aspetti su cui lavorare prima di diventare uno dei difensori più importanti di questo campionato, mentre alle spalle c’è la coppia Andreolli-Campagnaro, starà a loro farsi trovare pronti al momento opportuno. Per una squadra che, due anni fa, incassava 57 reti in una stagione non può che essere un ottimo punto di partenza.
Infine l’ultimo pro consiste nel mediano davanti alla difesa: Medel e M’Vila a Torino hanno dimostrato che difficilmente possono essere schierati insieme, specie in partite che l’Inter ha l’obbligo di sbloccare. Tuttavia possono tranquillamente creare una staffetta di altissimo livello, considerate le doti fisiche-atletiche di entrambi; e il carisma del cileno permetterà ad alcuni giovani di questa squadra di tirare fuori quel qualcosa in più che in questi ultimi anni è mancato a questa squadra.
COSA NON VA – Il gioco. Senza giri di parole, l’Inter targata Mazzarri non ha mai espresso un calcio spettacolare: nulla di male, in fondo, perché anche Mourinho non era solito vincere le partite con tre o quattro gol di scarto, eppure dalle parti di San Siro – sponda nerazzurra – è considerato poco meno di un Santo. Il problema per il tecnico toscano è che anche i risultati non sono dalla sua parte, visto che i nerazzurri si sono spesso trovati meglio contro squadre di caratura superiore rispetto agli incontri nei quali erano costretti a macinare gioco per passare in vantaggio: brutto sintomo, tipico di quelle squadre che non sanno imporsi e si adeguano al livello dell’avversario. Kovacic, Hernanes, Nagatomo, Dodò, Palacio, Osvaldo, Icardi, anche Guarin volendo: sono tutti giocatori che sanno trattare la sfera di gioco in maniera più che discreta e, sicuramente, dovrà rendere conto a chi di dovere dello scarso movimento senza palla effettuato dai suoi giocatori.
A proposito di qualità, ma che fine ha fatto l’Hernanes visto alla Lazio nelle annate passate? Non che in nerazzurro abbia fatto male, per carità, ha dato quell’equilibrio tra fase offensiva e difensiva che per ovvi motivi non c’era quando erano Gargano e Taider a ricoprire il suo ruolo. Tuttavia è stato pagato 20 milioni, è innegabile che da lui ci si aspetti il salto di qualità definitivo: ottimo invece il rapporto con Kovacic, visto che paradossalmente il croato sembra essere rinato non appena gli è stato messo davanti qualcuno nel suo ruolo. Non basta però per chi è stato il primo uomo mercato di Thohir, quello pagato a peso d’oro per ingraziarsi i tifosi interisti.
E gli esterni? E’ noto che Mazzarri punti molto sui centrocampisti laterali, e se ci sono molti dati incoraggianti circa questi primi mesi in nerazzurro di Dodò, lo stesso non si può dire per Jonathan e Nagatomo; sembra essere D’Ambrosio quello più pronto a ricoprire l’out di destra, visto che il brasiliano – fatta eccezione per l’inizio di stagione scorso – ha dimostrato di essere un giocatore mediocre, mentre l’asiatico forse sta patendo una preparazione approssimativa, considerato il Mondiale disputato con la sua nazionale.
Infine l’ultimo contro riguarda la profondità nel settore offensivo: basteranno Icardi, Palacio, Osvaldo e l’adattato Guarin per sostenere il peso di tre competizioni? Da sani probabilmente sì, ma il numero 8 e l’italo-argentino hanno già dimostrato di essere soliti a qualche acciacco di troppo.
COSA ASPETTARSI – L’Inter ha l’obbligo di concludere il campionato almeno tra le prime cinque squadre, ipotecando la qualificazione alla prossima Europa League. Tuttavia ha l’organico per scalzare almeno una delle prime tre squadre dalla zona Champions, anche se Roma e Juventus appaiono al momento lontane; l’alternativa è fare un campionato discreto, in linea con le aspettative iniziali di 4°-5° posto, ma arrivando in fondo in Europa. Da quest’anno, infatti, chi vince la seconda coppa più importante del continente si qualifica alla Champions League, l’obiettivo che prima o poi l’Inter dovrà centrare, specie perché Thohir ha dichiarato fortemente che alzare il fatturato della società, per garantire competitività alla squadra nell’immediato futuro, è una priorità di assoluto livello. Tutto dipenderà da come Mazzarri riuscirà a incastrare tutti i pezzi del puzzle costruito ottimamente in estate da Ausilio, considerando i fondi praticamente nulli – o quasi – concessi dal Presidente.
EPISODI PRECEDENTI:
La griglia di partenza – 20° Empoli
La griglia di partenza – 19° Cesena
La griglia di partenza – 18° Palermo
La griglia di partenza – 17° ChievoVerona
La griglia di partenza – 16° Cagliari
La griglia di partenza – 15° Sassuolo
La griglia di partenza – 14° Hellas Verona
La griglia di partenza – 13° Genoa
La griglia di partenza – 12° Udinese
La griglia di partenza – 11° Atalanta
La griglia di partenza – 10° Sampdoria
La griglia di partenza – 9° Torino
La griglia di partenza – 8° Parma
La griglia di partenza – 7° Lazio
La griglia di partenza – 6° Milan
La griglia di partenza – 5° Fiorentina