Quando in Olanda all’inizio degli anni ’70, Michels e Cruyff rovesciarono la visione tolemaica del calcio, dimostrando che era la squadra a orbitare intorno al campo con uno schieramento intercambiabile a zona e non il campo a imporre la presenza dei giocatori in ruoli statici, la rivoluzione si propagò rapidamente in Belgio, favorita dalla contiguità territoriale.
L’intero movimento calcistico belga incontrò tecnici di grande spessore in quel decennio, da Raymond Goethals a Guy Thys, conquistandosi il rispetto del resto d’Europa e originando correnti di pensiero e filosofie di gioco. La stessa Nazionale dei ‘Diavoli Rossi’ arrivò a disputare la finale dell’Europeo italiano nel 1980, perdendo però contro la forte Germania del talento Bernd Schuster. La principale differenza tra la scuola olandese e quella belga, si sviluppò intorno al tema del fuorigioco, particolarmente curato e praticato dai belgi. Meno pressante invece, l’applicazione del pressing.
In particolare, nel triennio 1975 – 1978, si mise in luce la squadra del Bruges. La bella città fiamminga, nonostante la squadra fosse stata fondata nel lontano 1891, fino a quel momento non godeva di credenziali reverenziali nel panorama calcistico europeo. A sovvertire l’ordine delle cose, fu l’avvento di uno dei più grandi tecnici di sempre, Ernst Happel. Già campione d’Europa con il Feyenoord appena prima che l’Ajax iniziasse il suo ciclo, Happel fu anche il successore di Michels alla guida degli Orange, perdendo nel 1978 la finale contro i padroni di casa dell’Argentina. Il “totaalvoetbal” e il nome di Happel si sono rincorsi nel decennio, arricchendosi a vicenda.
In quegli anni, il Bruges conquistò per tre volte di fila lo scudetto nazionale. Si misero in luce buoni giocatori, come il terzino Bastijns e il centrocampista René Vandereycken (transitato senza destare grosse emozioni anche per il Genoa, al principio degli anni ’80) ma fu soprattutto il collettivo a dimostrarsi in grado di sviluppare ottimi ritmi di gioco, in spazi corti.
Nel 1975-‘76, le squadre italiane iniziano a fare conoscenza con il Bruges. A farne le spese, in coppa UEFA, furono dapprima la Roma negli ottavi, poi il Milan nei quarti. In finale tuttavia, il Bruges incontrò la squadra più forte dell’epoca, una delle migliori di sempre: il Liverpool di Bob Paisley. All’andata il Bruges capitolò per 3-2 a Liverpool, fermandosi poi sull’1-1 nella partita di ritorno.
Nel 1977-’78, il Bruges otterrà il suo miglior risultato europeo di sempre: la finale della coppa dei Campioni. Anche in questo caso, stavolta in semifinale, Happel portò a casa una vittima italiana, la Juventus (squadra alla quale giocherà un altro brutto tiro nel 1983, quando alla guida dell’Amburgo, sconfisse per 1-0 i bianconeri nella finale di Atene).
In finale il Bruges arrivò privo di alcuni elementi. E ancora una volta, trovò di fronte il terribile Liverpool. Fu un gol dello scozzese Dalglish a decidere l’incontro, disputatosi a Londra, nello stadio di Wembley.
Di seguito, il tabellino:
Stadio “Wembley” – Londra – 10 Maggio 1978
Liverpool-Bruges 1-0 (pt 0-0)
Reti: 64′ Dalglish K.
Liverpool: Clemence R., Neal P., Hansen A., Thompson P., Kennedy A., Hughes E., Dalglish K., Case J.(’63 Heighway S.), Fairclough D., Mc Dermott T., Souness G. – All. Paisley R.
Bruges: Jensen B., Bastijns A., Krieger E., Leekens G., Maes G.(’70 Volders J.), Cools J., Vandereycken R., De Cubber D., Simoen J., Ku L.(’60 Sanders D.), Sorensen J. – All. Happel E.
Arbitro: Charles Corver (Ned).
In seguito, per qualche anno il Bruges continuò a essere rispettato in Europa, forte anche di giocatori come l’attaccante Ceulemans, Degryse e Van Der Elst. Ma i risultati raggiunti all’epoca di Happel non sono stati più ripetuti.