Home » Monaco, ecco i motivi del ridimensionamento

Appena un anno il Monaco fresco di promozione in Ligue1 lanciava la sfida al PSG per conquistare il vertice del campionato con gli acquisti di Falcao, James Rodriguez e Joao Moutinho. Il magnate russo Dmtrij Rybolovlev spendeva così 166 milioni di euro in pochi giorni, irrompendo con una nuova realtà nel calcio europeo. Un progetto ambizioso il suo, riportare a vincere un club che solo 10 anni fa giocava perdendo la finale di Champions.

Sembrava l’inizio di un’altra potenza del calcio, pronta a scippare campioni in tutto il mondo senza temere prezzi o stipendi. Un estate dopo la storia ha però preso una piega inaspettata, oppure se volete già scritta. Troppo simile le vicende del principato per non paragonarle a quelle del Malaga dove lo sceicco Al Thani dopo un esordio glorioso e ambizioso si è disimpegnato dopo qualche stagione lasciando club e tifosi disillusi, in crisi economica e di risultati.

Al Thani, Rybolovlev sono uomini d’affari prima che appassionati di calcio e prima di tutto per loro deve venire il business. L’acquisto di questi club comporta sicuramente nel pacchetto la possibilità per questi potenti di investire nella zona, in infrastrutture, servizi e quant’altro e forse l’acquisto del club serve solo a fare pubblicità alle attività correlate.

L’addio di James Rodriguez per 80 milioni poteva sembrare un affare visto il prezzo d’acquisto, tuttavia i ricavi dalla vendita del colombiano non sono stati reinvestiti e la cessione in prestito di Falcao con diritto di riscatto rappresenta un chiaro segnale di abbandono da parte dell’imprenditore.

I motivi come già accennato sono extracalcistici, nessuna disaffezione al club, ma piuttosto varie noie economiche o se vogliamo favori mancati sono i prevalenti motivi del ridimensionamento. Sicuramente nella vicenda avrà inciso il divorzio dall’ex moglie Elena, un amore costato carissimo al multimiliardario costretto a pagare circa 3,2 miliardi di euro alla donna. Cifra record per una separazione, pari a circa metà del patrimonio del magnate russo.

Tuttavia in Francia molti credono che alla base di tutto ci siano degli screzi tra il presidente del club e il principe Alberto di Monaco, grande tifoso della squadra. Attriti non certo di natura sportiva, si dice infatti che la causa sarebbe un passaporto con cittadinanza monegasca, mai arrivato, che eviterebbe al russo l’estradizione, rischiata per un’inchiesta riaperta sul crollo di una miniera di proprietà proprio di Rybolovlev.

La società butta acqua sul fuoco e attraverso il vicepresidente Vadim Vasyliev ha giustificato la cessione dei campioni necessaria per il Fair Play Finanziario. Indispensabile forse perché nonostante la sontuosa campagna acquisti dell’estate scorsa gli sponsor hanno ignorato la squadra francese contrariamente a quanto pensava la nuova proprietà.

Nel frattempo la squadra a inizio stagione colleziona solo 4 punti in 4 giornate di Ligue1. Il nuovo tecnico Leonardo Jardim si trova ora a dover investire sui giovani come Traoré, Kondogbia, Carrasco e Ocampos guidati in campo dalle geometrie di Moutinho e l’esperienza di Berbatov. Probabili quindi altre partenze a gennaio, con un titolo impossibile da vincere e una Champions conquistata che ora diventa un peso da affrontare senza un organico all’altezza.

Non temano dopo questo articolo i tifosi di Inter e Roma, ma gioco forza quando le squadre passano in mano a uomini d’affari stranieri devono legare il proprio destino alle vicissitudine famigliari e economiche del proprio presidente che solitamente è una persona molto esposta. A oggi le intenzioni di Thohir e Pallotta sembrano molto diverse da quelle di Rybolovlev, se non altro lo è l’atteggiamento nel mercato del nuovo presidente nerazzurro.

Come sempre purtroppo a rimetterci in queste situazioni sono i veri tifosi, che vedono la loro squadra trattata come un oggetto, sedotti ed abbandonati da sconosciuti miliardari con il vezzo del calcio. Amaramente questo sport sta sempre di più perdendo tradizione e senso di appartenenza migrando verso il business e la speculazione di immagine. Paradossale quindi nel calcio moderno dei ricchi che un tifoso debba temere l’acquisto del proprio club da parte di qualche multimiliardario straniero, la storia di un club non ha prezzo, deve essere rispettata e tutelata e non dilapidata per interessi personali.