Il Cile incredulo: muore un giovane calciatore durante un’amichevole tra club

Nel corso della settimana che vede ripartire, a livello globale, il calcio delle nazionali dopo la Coppa del Mondo in Brasile, il Cile, aspettando di incontrare il Messico in un’interessantissima amichevole tutta latina, assiste incredulo alla morte di un giovane calciatore nel corso di una partita.

Mercoledì 3 settembre, Carlos Barra, 23 anni, in forza al Maipo Quilicura (Segunda División cilena), è caduto vittima di un arresto cardiorespiratorio mentre stava giocando un incontro amichevole contro il Palestino, presso lo stadio Municipal di La Cisterna. Intorno al 20′ del primo tempo, il ragazzo si è accasciato a terra, svenuto: il personale paramedico presente ha subito prestato soccorso, ma, come nel tragico caso di Piermario Morosini, l’assenza di strumentazione adatta a trattare l’arresto cardiaco (il defibrillatore) e i 20 minuti impiegati dall’ambulanza per giungere sul luogo dell’incidente sono stati fatali.

“Carlos stava giocando da laterale destro. Ha anticipato senza problemi una giocata, tornando verso la metà campo e, dal nulla, è caduto a terra” racconta incredulo il compagno Sebastián Ortiz al quotidiano cileno Emol. Prosegue: “È stato tutto molto rapido: abbiamo iniziato a chiedere aiuto, a gridare perché qualcuno venisse a darci una mano. Non reagiva più: prima hanno provato a rianimarlo, per 15 minuti, poi, arrivata l’ambulanza, hanno tentato di tutto, per oltre 45 minuti: niente da fare. Il momento peggiore è stato, dopo, quando è arrivato suo padre: non ci voleva credere e si è gettato sul figlio ormai senza vita”.

Dello stesso tenore le dichiarazioni rilasciate alla cilena Radio Cooperaviva (riprese dal quotidiano La Tercera) da parte di Luis Saavedra, tecnico del Maipo Quilicura, che ha ribadito i fatti, compreso l’arrivo dell’ambulanza quando, ormai, l’atleta era deceduto.

Barra, che aveva intrapreso anche una carriera didattica da insegnante di educazione fisica, era da poco arrivato al Maipo e la partita contro il Palestino era una delle prime opportunità di testare l’intesa con i compagni, da titolare. “Stava iniziando a inserirsi e lo stavano per iscrivere ufficialmente nella rosa per il campionato; – continua Ortiz – quello che è accaduto è incredibile, stiamo troppo male… nello spogliatoio nessuno aveva il coraggio di dire niente, solo di piangere. Questo è un dolore che non ci abbandonerà mai: era un ragazzo come noi, con i nostri stessi sogni e la stessa passione, il calcio“.

Si allunga ancora, dunque, la già lunga lista di calciatori che hanno perduto la vita sul campo da gioco: dai “nostri” Giuliano Taccola (in giallorosso, durante un Cagliari-Roma nel marzo 1969), Renato Curi (Perugia, 1977) e Piermario Morosini (Livorno, 2012), al nazionale camerunense Marc-Vivien Foé (deceduto nel corso della semifinale di Confederations Cup 2003 contro la Colombia, a Lione), l’ungherese Miklós Fehér (Benfica, 2004), il brasiliano Paulo Sergio Oliveira da Silva detto Serginho (São Caetano, 2004), Antonio Puerta (Siviglia, 2007).
Un elenco che, a qualsiasi latitudine e livello di gioco, non vorremmo mai veder crescere.