25 anni senza Gaetano Scirea

Quando si parla di Gaetano Scirea, prima di incensare il grande campione che fu, inevitabilmente si parla del grande uomo. Un capitano dentro e fuori dal campo che per una tragica fatalità ci ha lasciati troppo presto. La colonna sonora della sua vita potrebbe essere “The Passenger” di Iggy Pop, visto che il calcio difficilmente ti fa stare con le valige vuote. Un passeggero silente, dal cuore gentile e dagli atteggiamenti eleganti, ma indiscutibile uomo spogliatoio.

Scirea non era snob, il contrario: il suo modo di essere vicino alla famiglia e ai propri compagni di squadra era quello di apparire distaccato, e da quello non si poteva prescindere. Era riuscito a imbastire una grande amicizia con Dino Zoff, suo compagno di camera ei ritiri con Italia e Juventus: si dice che il portiere fosse il più logorroico dei due. Il destino, oltreché nell’amicizia, li ha accomunati nella vittoria ma separati da un colpo di scena degno del più grande uomo di spettacolo.

Gaetano era l’attesissimo ospite del Górnik Zabrze, la squadra di minatori slesiani che la Juventus avrebbe dovuto affrontare qualche giorno successivo in Coppa Uefa. Per vedere la partita si diresse verso la “Manchester della Polonia”, Łódź, su d’una 125 Polski: l’autista aveva fretta e per non sfigurare agli occhi della Juve decise di portarsi nel bagagliaio due taniche di benzina, per evitare di sostare troppo al rifornimento. Una bomba a orologeria che sarebbe detonata alle 12:50 di quella domenica di 25 anni fa.

Il lutto non fu solo per gli juventini e veri sportivi, ma anche polacco perché due giorni prima sulle autostrade di San Diego, California, morì allo stesso modo Kazimierz Deyna, oro olimpico a Monaco ‘72. Scirea è giusto ricordarlo come una persona cristallina, pura, fuoriclasse di lealtà. “Io sono il viaggiatore e viaggio e viaggio, viaggio attraverso i bassifondi delle città, vedo le stelle venir fuori dal cielo”. Gai, una stella che ha iniziato a brillare troppo presto.

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Alessandro Legnazzi