Home » Serie A 2014/2015: Udinese

UN NUOVO INIZIO – Sarà un’Udinese tutta da scoprire quella che si affaccia al prossimo campionato: come un fulmine a ciel sereno, nonostante alcuni indizi lanciati durante la stagione, è arrivato l’addio di Guidolin che tanto bene aveva fatto sulla panchina friulana negli ultimi anni. Al suo posto la società ha deciso di puntare su un allenatore giovane come Stramaccioni, nonostante l’esperienza poco positiva all’Inter, dove comunque ha mostrato di avere un’idea di gioco valida e un ottimo metodo per la crescita dei giovani, da sempre punto focale nella filosofia bianconera. Il mercato è stato diverso da quello a cui eravamo abituati: nessuna vendita milionaria di giovani esplosi e una squadra puntellata con rinforzi lì dove era mancata l’esperienza, come sulla trequarti con l’arrivo di Kone o nel ruolo di riserva di Di Natale con l’acquisto di Théréau.

LA DIFESA – Almeno sulla carta, tra i pali sarà Brkić il titolare, con Scuffet che avrà le sue occasioni per riconfermare quanto dimostrato nell’annata precedente, dopo il grande rifiuto estivo all’Atlético Madrid. Nessuna novità nel trio di difensori: Heurtaux, Danilo e l’esperienza di Domizzi creano un pacchetto arretrato solido e già rodato, con il francese come fiore all’occhiello pronto a consacrarsi definitivamente nel panorama italiano dopo aver mostrato una crescita nel ruolo da grande giocatore.

IL CENTROCAMPO – Due esterni pronti a macinare chilometri sulle fasce: dopo la cessione di Basta alla Lazio, il neo-acquisto Piris, voglioso di rifarsi dopo l’esperienza non esaltante alla Roma, si giocherà il posto con Widmer, che ha ben figurato durante lo scorso campionato ma è forse ancora acerbo per garantire con costanza prestazioni all’altezza. Sulla corsia opposta Gabriel Silva è una certezza, l’unico dubbio riguarda l’infortunio maturato in questo pre-campionato che potrebbe dar spazio allo spagnolo Riera, ex Liverpool tra le altre, nonostante ad ora sia apparso in ritardo di condizione rispetto ai compagni. La mediana è di tutto rispetto, con Allan, Bruno Fernandes e i nuovi arrivati Kone e Guilherme a contendersi le tre maglie da titolari: nota di merito soprattutto per quest’ultimo che sembra già ben inserito negli schemi di Stramaccioni e ha stupito tutti nelle prime uscite della squadra. L’ex Bologna invece sarà il collante tra centrocampo e attacco, nel ruolo di trequartista abile sia in fase di costruzione che di finalizzazione, fornendo così importanti varianti tattiche per la fase offensiva e sopperendo alla partenza di Pereyra, ceduto alla Juventus. In panchina, almeno in partenza, elementi affidabili come Pinzi e Badu che grazie a doti di esperienza e dinamismo potranno contribuire in maniera efficace alla causa bianconera.

L’ATTACCO – Poche novità anche qui, con l’eterno Di Natale titolare fisso e riferimento del gioco dell’intera squadra. Accanto a lui Muriel, che in questa prossima stagione si troverà a un bivio decisivo: il colombiano dovrà scrollarsi di dosso l’etichetta di eterna promessa, riscattando due annate sotto tono rispetto alle aspettative che tutto il panorama calcistico ha sempre riposto in lui e mostrando soprattutto professionalità anche fuori dal campo, dove è stato spesso tacciato di condurre una vita che poco si confà ad un atleta. Pronto a subentrare il francese Théréau, prelevato durante l’estate dal ChievoVerona per sostituire numericamente la partenza di Maicosuel, tornato in Brasile dopo due stagioni da comprimario.

L’ALLENATORE – Andrea Stramaccioni

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Romano, classe 1976, ha esordito nella massima serie italiana sulla panchina dell’Inter, dopo aver brillantemente guidato la primavera nerazzurra e convinto l’allora presidente Massimo Moratti ad affidargli la prima squadra a stagione in corso. Un avvio piuttosto esaltante quello all’ombra del Duomo, due vittorie importanti dopo il buio della breve era Ranieri: 5 vittorie, 2 pareggi e 2 sconfitte il bilancio finale, che gli valgono il rinnovo del contratto per altri 3 anni. Il campionato successivo inizia come un sogno, con 9 vittorie consecutive e l’impresa di battere la Juventus a Torino, interrompendo un’imbattibilità che durava da ben 49 partite. Purtroppo per il giovane tecnico, la seconda metà della stagione si rivela un mezzo disastro: la squadra non risponde più, chiude al 9° posto con soli 54 punti in 38 gare, stabilendo il record negativo di 16 sconfitte, e in campo internazionale si ferma agli ottavi di Europa League, eliminata dal Tottenham. Inevitabile l’esonero, con la chiamata dell’Udinese che arriva un anno dopo. Una scelta coraggiosa, una nuova opportunità per Stramaccioni che ora avrà l’opportunità di lavorare in un ambiente con meno pressioni per dimostrare che quanto di buono aveva fatto non era solo una bolla di sapone.
Il modulo mostrato sino ad oggi prosegue quanto iniziato da Guidolin, un 3-5-2 di base con molta corsa sugli esterni, inserimenti dei mediani e l’attaccante come riferimento del gioco. La variante tattica del trequartista apre nuovi sbocchi offensivi, permettendo ai 3 terminali d’attacco di dialogare in modo meno prevedibile e di iniziare la manovra anche dalla zona centrale del campo.

LA STELLA – Antonio Di Natale

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Idolo indiscusso del pubblico friulano, aveva messo in discussione la sua permanenza durante lo scorso campionato, ipotizzando di appendere gli scarpini al chiodo. Ma Di Natale è elemento imprescindibile per i bianconeri, fulcro del gioco dell’intera squadra e cannoniere letale e spettacolare. Si è presentato in questa stagione con una prestazione fenomenale in Coppa Italia, segnando 4 gol alla Ternana e mostrando ancora una volta come per lui l’età sia solo un numero piccolo se paragonato a quelli che mostra ogni volta che scende in campo per difendere la maglia di quell’oasi del calcio italiano che è l’Udinese.

GIUDIZIO FINALE – Una squadra rinnovata in pochi elementi ma tutta da scoprire, con un cambio tecnico che dovrà mostrarsi all’altezza dei risultati raggiunti in questi anni: nessun proclama, quello che il tifoso chiede è di divertirsi allo stadio, quindi il bel gioco prima di tutto e anche un piazzamento a metà classifica non alimenterà delusioni. Da qui, ogni posizione in più sarà tanto di guadagnato. Certamente un piazzamento inferiore potrebbe far nascere qualche malcontento ma l’organico è valido, l’allenatore è giovane e l’ambiente permetterà sicuramente ai due elementi di lavorare bene insieme per proseguire, dopo una fisiologica fase di adattamento, l’efficace progetto Udinese.