Serviva una prestazione da Champions; da campioni invece è stata solo l’immensa figuraccia. Napoli voleva conquistare Bilbao, e invece torna a casa con tantissime ferite da leccare. Hamšík illude, Napoli sogna, poi entra Britos e la retroguardia dei partenopei si scioglie come burro in padella. Ok, qui parte l’analisi: è ovvio che l’ingresso del centrale uruguaiano abbia influito in maniera tremendamente negativa sulla partita degli azzurri, ma ciò che fa riflettere è come la difesa del Napoli sia andata completamente in bambola appena cambiata una pedina. Nel senso: Britos non sarà stato in grado di mantenere alto il livello del pacchetto arretrato napoletano, e qui siamo tutti d’accordo (si potrebbe tra l’altro aprire una discussione infinita sul perché gli azzurri siano arrivati al preliminare con taluni elementi in rosa, ma per stavolta sorvoliamo); è mai possibile però che un cambio, un solo cambio, stravolga completamente la psiche e la personalità di una squadra che si sta giocando l’accesso ai gironi di Champions League?
Questo il problema, questo il centro del discorso. Benítez non ha saputo conferire ai suoi ragazzi la giusta convinzione. Benítez doveva saper conferire al suo gruppo quella sicurezza che è invece improvvisamente svanita dopo il gol del pareggio basco. Eppure, il vantaggio di Hamšík sembrava mettere in discesa la partita degli azzurri, trovatisi sopra, a inizio ripresa, in un infuocato San Mamés. Eh no, invece no; un cambio e… cambia tutto: testa chissà dove, personalità pari allo zero, squadra sfaldata in ogni reparto, principalmente in difesa. Tre pere prese, e grande Europa che sfuma.
Adesso, ovviamente, tutto cambia. A partire dalle strategie di mercato: fuori dalla Champions, addio grandi nomi. Senza escludere perfino qualche partenza eccellente, che però non riguarda Higuaín: l’attaccante argentino dovrebbe restare, a meno di offerte clamorose, alle pendici del Vesuvio. Il mercato svolto finora non è stato eccellente, e non ci voleva mica Nostradamus per intuire che presentarsi al preliminare comprando Michu fosse rischioso. Ci voleva un grande nome, anzi: almeno uno. Grande nome che non è arrivato, tant’è che lo stupore del pubblico partenopeo è stato tutto per Koulibaly, uno dei migliori in campo (perlomeno fino alla debacle). Poche certezze anche tra i pali: Rafael? No, neanche lui, non convince. A Napoli già si rimpiangono i tempi di Reina.
In sostanza, tutto è da rifare adesso. Testa, cuore, squadra, tutto. Il campionato sta per iniziare, l’Europa League non è assolutamente una manifestazione che darà esaltazione, perché adesso sa solo e soltanto di fallimento. Benítez via? No, non esageriamo: sarebbe deleterio considerare lui come solo colpevole, e renderlo il capro espiatorio di un Napoli che sì, ha ancora tantissimo da lavorare e tante (forse troppe) cose da sistemare, ma dopotutto possiede una buona base da cui partire. Anzi, da cui ri-partire.