Giorni caldi per lo Stadio Friuli, al centro dell’interesse da parte della locale Commissione di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo: l’impianto, che dallo scorso 30 aprile è entrato nella fase cruciale della sua ristrutturazione, ha brillantemente superato il primo test pubblico (4.664 ingressi per Udinese-Ternana di Coppa Italia, circa un terzo dei 12.570 effettivi, senza nessun problema di flusso), ma, a seguito del controllo effettuato ieri, sono stati riscontrati alcuni problemi circa l’agibilità. Probabile che la Commissione si riservi la facoltà di chiedere il parere dell’Osservartorio nazionale sulle manifestazioni sportive, con la palla che passerebbe metaforicamente a Comune e prefetto: il rischio tangibile, a quanto pare, è che la prima di campionato (Udinese-Empoli, domenica sera) potrebbe essere disputata a porte chiuse, benché da parte della società bianconera si respiri un certo ottimismo.
La ristrutturazione dell’impianto friulano (realizzato nel 1976, dopo cinque anni di lavori, su progetto di Giuliano Parmegiani e Lorenzo Giacomuzzi Moore) ha una storia complessa ed è stata resa possibile da un’articolata sinergia tra Udinese Calcio e Comune di Udine. La nuova versione dello stadio vedrà un sensibile ridimensionamento della capienza che passerà da 41.652 (il Friuli fu uno dei dodici stadi che ospitarono Italia ’90) a 25.012 posti (ampliabili, si dice, sino a 34.000 per eventi extracalcistici); prima degli interventi per il mondiale delle notti magiche, quando i seggiolini erano riservati soltanto ad alcuni settori, lo Stadio Friuli arrivò a contenere sino a 52.000 spettatori.
Adesso, con l’avvenuta demolizione della Curva Nord e la rimozione degli originali fari dell’impianto di illuminazione (sostituiti da un sistema provvisorio testato con successo domenica scorsa contro la Ternana), la ristrutturazione è ben avviata: dall’inverno scorso a oggi, le modifiche hanno riguardato gli spogliatoi e alcune sale destinate a riunioni, stampa e attività di defaticamento per i giocatori. I tifosi friulani aspettano, sperando di poter abbracciare, anzi riempire, quanto prima, la casa loro e dell’Udinese.