Lutto: ci ha lasciati Alfredo Martini

Il mondo del ciclismo italiano e, più in generale, quello dello sport piange la scomparsa di Alfredo Martini. Il “grande vecchio” del pianeta del pedale italico si è spento poco fa all’ospedale di Firenze all’età di 93 anni, minato da una lunga malattia. Nato nel capoluogo toscano il 18 febbraio 1921, da corridore Martini gareggiò accanto agli assi del ciclismo italiano e internazionale. Basta citare i nomi di Coppi, Bartali, Magni, Bobet, Kublet e Kobler. Nonostante questa importante concorrenza, Martini nei suoi sedici anni di attività, dal 1941 al 1957, vinse il Giro dell’Appennino nel 1947, la tappa del Giro d’Italia nel 1950 con arrivo nella sua Firenze, indossando la Maglia Rosa per un giorno e concludendo quel Giro al terzo posto. Sempre in quel 1950 si impose nel Giro del Piemonte e l’anno dopo vinse una tappa al Giro di Svizzera.

Ma Alfredo Martini è da tutti ricordato come direttore sportivo e, soprattutto, storico Commissario Tecnico della Nazionale Italiana di ciclismo. Nella prima veste, vinse il Giro d’Italia nel 1971 alla guida della Sammontana dello svedese Petterson. Come ct, ruolo ricoperto dal 1975 al 1997, vinse 6 Mondiali con Moser (San Cristobal 1977), Saronni (Goodwood 1982), Argentin (Colorado Springs 1986), Fondriest (Renaix 1988), e la doppietta di Gianni Bugno (Stoccarda 1991 e Benidorm 1992). E in aggiunta portò a casa 7 argenti e 7 bronzi. Martini fu molto apprezzato in quel ruolo per la capacità di riuscire a far convivere nella sua Nazionale corridori divisi da un’acerrima rivalità. Come Moser e Saronni o Bugno e Chiappucci. Nel 1998, lascia l’incarico di Ct per divenire supervisore delle squadre nazionali e Presidente Onorario della Federazione Ciclistica Italiana.

Alfredo Martini ha sempre difeso il ciclismo dagli attacchi a volte patetici e insulsi. Ci lascia proprio in questo 2014 che per il pedale italico è l’anno della definitiva rinascita, dopo il successo di Vincenzo Nibali al Tour de France. Ma siamo sicuri che dal Cielo continuerà a sostenere tutti coloro che fanno della bicicletta una ragione di vita.