L’azzurro dopo Berlino

I campionati europei di Berlino sono appena terminati ed è tempo di tirare le somme su quanto visto in queste ultime due settimane. L’Italia torna a casa con un buon bottino totale di ben 23 medaglie (8 ori, 3 argenti e 12 bronzi) e si piazza sul terzo gradino del medagliere, subito dopo le corazzate Gran Bretagna e Russia. Un risultato decisamente positivo che cancella tutte quelle inutili polemiche nate alla vigilia dopo la famosa storia del taglio di capelli riservato alle matricole. C’è poi il confronto decisamente devastante con i risultati ottenuti agli europei di atletica leggera.

Siamo riusciti a raccogliere medaglie in tutte le discipline presenti (nuoto, nuoto in acque libere, tuffi e nuoto sincronizzato) e volendo alla lista potremmo anche includere il bronzo ottenuto a Budapest dalla pallanuoto maschile per completare il quadro dei principali sport natatori. Si pensa a quanto avvenuto a Berlino con uno sguardo in prospettiva a Rio e i pensieri degli sportivi italiani e degli addetti ai lavori sono opposti tra loro. C’è chi invita a non esaltarsi troppo perché abbiamo assistito solo a dei campionati europei e la situazione a livello internazionale è meno rosea e di quelle medaglie sono una minima parte ha la possibilità di essere confermata in ambito olimpico. Chi, invece, esulta e pensa alle prestazioni di Paltrinieri, della Cagnotto e della Pellegrini con molto ottimismo.

La verità sta nel mezzo. Mantenere una parte di questo entusiasmo per proseguire il lavoro del prossimo biennio in armonia, evitando di dormire sugli allori. Un concetto che, a giudicare dalle interviste rilasciate dai nostri atleti, appare ben chiaro all’interno della squadra azzurra. Gregorio Paltrinieri per esempio è già pronto a volare in Australia per confrontarsi con alcuni campioni oceanici con lo scopo di correggere alcune sue imperfezioni. Qui si apre poi un altro interessante aspetto relativo alla necessità di far allenare i nostri talenti anche all’estero in sedi con strutture e impianti all’avanguardia. Una situazione paragonabile nel calco alle posizioni di Ciro Immobile o di Verratti che a Dortmund e Parigi hanno la possibilità di accrescere maggiormente la loro esperienza a livello internazionale, giocando al fianco e contro i più grandi campioni.

Gli europei hanno dimostrato che nella squadra azzurra c’è tanto materiale con cui poter lavorare a partire dal nuoto, dove abbiamo raccolto diversi piazzamenti anche con atleti inesperti, e passando per i tuffi. Ora, però, arriva la parte più difficile, quella in cui è necessario non perdersi. Rio 2016 è vicina e la squadra italiana deve proseguire questo cammino di avvicinamento all’appuntamento olimpico passo dopo passo con un programma ben dettagliato e senza indugiare.

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Elia Modugno