Home » Serie A 2014/2015: Cagliari

L’ISOLA È ZEMANLANDIA? – La rivoluzione di Tommaso Giulini, che ha rilevato la società da Massimo Cellino, è partita col botto: preso Zeman, col compito di divertire e divertirsi. Per riabbracciare il Sant’Elia finalmente riaperto nella sua interezza, o quasi: 12mila o 16mila che siano, il calcio spregiudicato e offensivo del boemo punta a regalare sempre 90′ di intrattenimento. Nel bene come nel male: le punte ci guadagneranno (teniamole d’occhio al fantacalcio) e i difensori meno. L’obiettivo è un’altra salvezza, consolidando un progetto che è anche di rilancio del marchio Cagliari e dell’identità sarda: presentazione in grande stile, nuovo inno firmato Sikitikis, campagna pubblicitaria in limba. Il resto lo dirà il campo, dove Zeman dà e toglie: se sarà un flop o un capolavoro lo capiremo tra qualche mese.

LA DIFESA – Col boemo, si salvi chi può: le gambe tremano e non sono solo i gradoni della preparazione. Per la filosofia dell’ex tecnico di Lazio, Roma e Pescara, i difensori rischiano spesso l’imbarcata: l’obiettivo è fare un gol in più degli avversari. Capuano, arrivato proprio dal Pescara, è il volto nuovo di un reparto che ha perso Astori, che era nel giro della Nazionale: perdere un azzurro è sempre un duro colpo e allora spetterà a Rossettini e soci non far rimpiangere l’uomo di San Giovanni Bianco. Sulle fasce la certezza è Pisano (se sta bene), mentre dall’altra parte Murru è chiamato alla conferma. Dal piano di sotto sono arrivati Ceppitelli (Bari) e Benedetti (Padova), che allungano il reparto con Avelar e Balzano.

IL CENTROCAMPO – Interessante è capire come Zeman si comporterà coi senatori, ma la cerniera centrale resta una garanzia per il campionato italiano: Conti è avanti con gli anni ma calciatore di primissimo livello, Ekdal e Dessena ormai sanno come si fa. Indietro nelle gerarchie ma in rampa di lancio Crisetig, reduce da una grande annata a Crotone e pronto al salto di categoria, mentre restano oggetti misteriosi Eriksson e Cabrera. Da valutare il ruolo di Cossu; rispedito al mittente l’impalpabile Ibrahimi.

L’ATTACCO – Con Zeman, è il reparto più frizzante. Lavorare sotto la guida del tecnico boemo è una ghiotta occasione per Ibarbo e Sau, punte di diamante dopo la partenza di Pinilla, che ha aperto gli spazi per l’esplosione di Longo (dal Rayo Vallecano) e la crescita di Farias (Sassuolo). Di nuovo, c’è da inquadrare il ruolo di Cossu, dai cui piedi dipende molta della fortuna rossoblù. Occhio a Loi, prodotto del vivaio messosi in luce in Primavera.

L’ALLENATORE – Zdeněk Zeman

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Noto per l’irrinunciabile 4-3-3 e una visione del calcio che è gioco d’attacco, ha spesso fatto le spese di questo idealismo, oltre che per il poco pragmatismo di fronte a certe situazioni. C’è chi lo odia e c’è chi lo ama, senza vie di mezzo: tra tonfi (Napoli), trionfi (Foggia, Pescara) e minestre riscaldate (Roma), aggiungete voi gli “eccetera”, perché di squadre ne ha allenate tantissime. La storia del calciomercato italiano è spesso la storia dei suoi ragazzi, buttati nella mischia, valorizzati e venduti al miglior offerente. Garanzia di spettacolo, non sempre di vittoria: al Sant’Elia, comunque vada, la noia non sarà di casa.

LA STELLA – Victor Ibarbo

Ibarbo Cagliari PP

Un anno fa avevamo indicato Marco Sau e sappiamo com’è andata. Non vorremmo portare sfortuna, ma sembra l’anno del colombiano, potente e veloce nazionale del suo paese. L’esperienza in Brasile gli avrà giovato e certo si sentirà il lavoro del boemo: perso Pinilla, le rotazioni offensive si sono accorciate e Ibarbo ha la grande occasione di crescere, stupire e poi rispondere alla chiamata di un grande club. Un Suazo 2.0, magari con esiti migliori.

GIUDIZIO FINALE – L’imperativo è salvarsi. La cosa è fattibile, visto il livellamento verso il basso della Serie A e il poco materiale a disposizione di certe neopromosse. Messa in cassaforte la permanenza nella massima serie, alla nuova proprietà interessa il come: praticando un calcio che sa di utopia e ridando motivi per sorridere a una tifoseria costretta troppo spesso a partite a porte chiuse, con apertura parziale o lontano da casa. La rosa c’è e difficilmente il Cagliari retrocederà, ma molto dipende dall’impatto positivo o negativo del tecnico.

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