Inizialmente l’idea era di titolare su Galliani come nuovo Moggi: quello la cui smentita diventa una prova (qui una rapida carrellata). Ma, visto che il soggetto in questione è stato definitivamente radiato dal mondo del calcio, il paragone sarebbe stato troppo scomodo.
I fatti, anzitutto: se prima era tutto un Balotelli rimane al Milan, dopo il Mondiale nessuno lo comprerà (Berlusconi dixit), la svolta è stata a suon di «Nessuna offerta dal Liverpool», poi stiamo trattando, infine qualcosa di più della sensazione che per 20 milioni partirà. Tutto nel breve volgere di 24 ore.
Per la Premier League si tratta di un ritorno: nella fase migliore della sua giovane carriera, Balotelli ha giocato nel Manchester City, finalmente riportato poi al titolo. Stagioni coronate dal successo, ma anche costellate di problemi. Molti ricorderanno la sua maglia con scritto Why always me? (Perché sempre io?). Facile rispondere: perché impallinava i ragazzi delle giovanili; dava fuoco alla casa; prendeva una multa a settimana; perché Scott Parker lo ricorda ancora, e non solo lui.
Ed era il suo periodo migliore: vittorie in Premier League, e poi anche la responsabilità di guidare l’attacco italiano a Euro2012. Ed è andata bene, lì. Sembrava finalmente pronto per maturare, al punto che persino il settimanale Time gli dedicò una copertina (fatto più che raro per il calcio).
Poi il ritorno in Italia, non prima di una rissa con Roberto Mancini. E anche qui sprazzi di talento, nella prima mezza stagione milanista: 13 partite e 12 reti, per culminare vittoriosamente la rincorsa alla zona-Champions. Il talento non gli manca; la testa, invece, non gli è ancora arrivata.
Sarà contento Tavecchio (probabilmente considera Balotelli uno di quelli che prima mangiavano le banane e adesso giovano titolari in Serie A); saranno indaffarati a Liverpool, dove, partito Suárez, sentivano proprio la mancanza di un altro carattere difficile da gestire. L’uruguagio ai Mondiali ha ricavato una squalifica mica da ridere, ed è stato ceduto; Balotelli ne è uscito scaricato dal gruppo italiano. È stato bravo a farsi trovare pronto sul cross di Candreva, e poi chi l’ha visto più.
La fuga, atto terzo. Dall’Inter alla Premier, dal Milan alla Premier. Un anno e mezzo in Serie A, senza incantare, quando la grande occasione era già arrivata con gli Europei. Gli ottimisti pensavano che il meglio dovesse essere quest’estate: sappiamo com’è finita. Come sempre: con Mino Raiola bravissimo a monetizzare (e comincia a venirci il dubbio che sia meglio gestire giocatori difficili e da mezzo talento: si trasferiscono più spesso di un Leo Messi, diciamo).
Morale? Difficile farne una. Si potrebbe forse dire che è la riprova di come i migliori giocatori abbandonino ancora la Serie A, ma classificare Balotelli tra i migliori potrebbe essere perlomeno discutibile (peggio che peggio se usassimo un termine come “campione”). Personalmente, ho il dubbio che in realtà Balotelli sia esattamente un ragazzo normale. Uno di questa generazione qui: abituato a credere che il talento possa tutto e sia sufficiente (la tecnica e il raziocinio, che invece si possono imparare, vengono snobbati). Abituato a saltare di qua e di là, precario (… fino a un certo punto) del pallone e della vita.
E adesso Liverpool. In estate abbiamo già titolato Io Balo da solo. Il che, per un’anima randagia, è perfetto. Adesso, ad Anfield, Gerrard dovrà cantargli You’ll Never Walk Alone in continuazione. L’esito è incerto: o Balotelli deciderà di diventare adulto, o i Reds saranno l’ultima parentesi prima della normalizzazione al ribasso.