Home » Il GP del Belgio nella storia

Spa-Francorchamps rappresenta oggi uno dei circuiti “storici” della Formula 1 moderna.
Le sue radici affondano nei primi decenni del ‘900 e le prime gare ufficiali, sebbene su una pista sviluppata differentemente rispetto a quella attuale, si svolsero agli inizi degli anni ’20.
La prima gara del neonato campionato di Formula 1 si corse nel 1950, incoronando Fangio come suo vincitore; da allora, pur con le inevitabili modifiche dovute all’evoluzione delle misure di sicurezza, è rimasto attivo fino a oggi.
Insieme a Monaco, Monza e Silverstone è uno dei Gran Premi storici ancora attivi.

Pista veloce e complessa per antonomasia: due tratti, Eau Rouge-Raidillon, ne compendiano il fascino e il timore per chi li affronta a gas spalancato.
In passato i piloti dovevano effettuare enormi sforzi e utilizzare grande perizia tecnica nell’affrontare questa sezione. Era l’epoca in cui  i piloti, ufficiosamente, si distinguevano fra coloro che la percorrevano a massima velocità e coloro che, presi dall’istinto di sopravvivenza, sceglievano di frenare lungo la curva.
I progressi effettuati sulle monoposto e le modifiche del tracciato permettono ora accelerazioni a pieno regime, che non inficiano la tenuta delle vetture.

Con l’inizio degli anni ’60 sorsero le prime critiche relative alla sicurezza, seppure in un ambiente meno sensibile all’incolumità dei piloti rispetto a quello attuale. L’edizione del 1960 rappresentò però un vero “bagno di sangue” che costrinse molti a porsi degli interrogativi, in particolare sulla mancanza di vie di fuga e di protezioni per piloti e pubblico in caso di incidenti.

Tutto cominciò con l’incidente gravissimo a Stirling Moss, durante le prove, in cui il campione britannico riportò la frattura di entrambe le gambe. Il giorno dopo, durante la gara, Mike Taylor, promettente pilota inglese, rimase paralizzato a causa di un incidente.
Furono però le morti di Alan Stacey e di Chris Bristow, a pochi minuti l’una dall’altra, a colpire l’opinione pubblica.

Il primo uscì di pista a causa di un uccello schiantatosi contro il suo casco: nell’impatto contro le barriere venne catapultato fuori dall’abitacolo, morendo sul colpo. Il secondo, dopo aver perso il controllo dell’auto, andò a sbattere sulle protezioni: sbalzato anch’egli fuori dall’auto, volò oltre un argine alto meno di un metro e venne decapitato da un filo spinato posto in un prato sottostante.

Dopo il terribile incidente in cui venne coinvolto nel 1966 Jackie Stewart, presidente del sindacato piloti, lottò affinchè il Gran Premio venisse cancellato e ripristinato solo in caso di modifiche.
Dal 1969 il GP del Belgio fu dunque spostato a Nivelles e, in seguito, a Zolder.
Per uno di quei paradossi di cui il destino abbonda, proprio a quest’ultimo è legato il ricordo della scomparsa, nel 1982, di uno dei piloti più amati nella storia della Formula 1, Gilles Villeneuve.

L’anno dopo si decise di sperimentare un ritorno a Spa, attuato definitivamente nel 1985.
Quell’edizione celebrò il primo posto di un sorprendente Ayrton Senna, su Lotus, che sotto una pioggia scrosciante incantò il pubblico con la sua celebre guida sul bagnato. Il brasiliano vi trionferà quattro volte di fila su McLaren, partendo sempre dalla pole (dal 1988 al 1991)e  bissando il record di Jim Clark su Lotus (dal 1962 al 1965).

Il signore incontrastato di Spa dell’ultimo ventennio fu però Michael Schumacher che, data la vicinanza con il kartodromo gestito dai genitori, dove mosse i primi passi, ha sempre affermato di considerare il Gran Premio del Belgio casa sua.
Agguantò il primo gradino del podio nel 1992, bissò il successo nel 1994, ma la vittoria venne cancellata per una controversa interpretazione della regola relativa al fondo piatto. Si ripetè nel 1995, con partenza in griglia dalla sedicesima posizione, poi nel 1996, 1997, 2001 e infine 2002.

Avrebbe potuto raggiungere Clark e Senna nell’empireo dei vincitori di quattro GP del Belgio consecutivi, ma una manovra “azzardata” di Coulthard lo privò del primo posto sul podio nel 1998. Seguirono feroci polemiche, con la maggioranza dei giornalisti italiani, allineati ai colleghi inglesi, che si scagliarono contro il Pazzo Schumi, come da titolo della Gazzetta dello Sport, reo di aver compromesso il cammino mondiale. Anni dopo lo scozzese confessò di essersi maliziosamente fatto tamponare per favorire il compagno di squadra Häkkinen nella corsa al titolo.

A Spa l’abilità del pilota è ancora discriminante per un buon risultato in gara.
Dei piloti sulla griglia di partenza domenica, Kimi Räikkönen e Sebastian Vettel sembrano essere quelli più  a proprio agio su queste curve e questi rettilinei.
La Mercedes possiede però una vettura capace di adattarsi al particolare andamento del circuito, mentre Lewis Hamilton e Nico Rosberg possiedono sia l’esperienza che l’abilità per poter raggiungere un ottimo risultato.

Come racconta la storia, Spa Francorchamps non è mai un GP banale e i vincitori, durante le varie edizioni, non hanno fatto altro che rinforzare questa affermazione.