Ajax, Barcellona, AZ Alkmaar, Bayern e chi più ne ha più ne metta: squadrette e posticini, per collezionare successi nazionali e non, con poi lo sfizio di due finestre internazionali alla guida della sua Olanda.
Aloysius Paulus Maria “Louis” van Gaal è questo e altro: tecnico vincente, pragmatico stratega, caustico e pungente divulgatore di verità calcistiche.
Un esempio, fresco fresco, ce lo dà questa breve preseason alla guida del Manchester United: è in atto una rivoluzione, che parte dalla libertà di dire al gioiellino 19enne da 37,5 milioni di euro che deve rimettersi in forma e tenersi in linea, passa per il varo di una difesa a 3 mera sconosciuta in terra inglese, sino al lancio di un vero e proprio stravolgimento della base, svecchiamento dell’organico, cambio dello stile.
Questo allenatore esperto e tenace (l’uomo più sicuro del mondo) è pronto alla sfida: rianimare un gigante che è crollato dopo un’era di sogni e delitti, trionfi e ubriacature.
Ha accettato la panchina del Manchester United a condizione di poter fare tutto da zero, di spedire a casa gli inadeguati e liberarsi una volta per tutte del fantasma di Ferguson, dell’era di trionfi e della generazione d’oro.
La sensazione, nel giorno dell’esordio ufficiale a Old Trafford contro lo Swansea, è che ce la possa fare, nonostante il mercato possa mancare del botto finale, perché comunque comprare dopo un settimo posto non è facile per nessuno, neanche per il brand dei brand del mondo del calcio.
Molto conterà il pubblico, fatto di gente non si sa quanto abituata a non vincere, che inizierà a innervosirsi a vedere City, Chelsea, Liverpool e Arsenal giocare a football martedì e mercoledì sera.
Conterà perché ai primi pareggi interni questa squadra dovrà tirarsi fuori dai guai: quando i mugugni cresceranno, quando tutti diranno “ma se ci fosse Ferguson…” la tensione spingerà tutta sulle spalle dell’uomo al comando.
Contribuirà la rinnovata leadership di Rooney, scelto capitano nonostante quel van Persie olandese come il tecnico e leader naturale.
Ricorderemo questa stagione come quella del risveglio, o della morte: le stagioni di transizione non sono roba da Red Devils, lo sappiamo.
Per ora, la pre-season ha detto bene. È il momento dell’ottimismo e del nuovo.
Sensazioni che dovranno confermarsi in campionato: dove conta per davvero, dove non c’è domani.
Specie se hai dominato il Mondo e lontano dalla coppa più bella che c’è proprio non ci vuoi stare.
Il manager, almeno stando al curriculum vitae, è quello giusto.