Home » L’uomo (bi)centenario

Nel giorno in cui tutto il mondo cinematografico (e non) ha pianto la scomparsa prematura di Robin Williams, il Real Madrid si è aggiudicato l’ennesimo trofeo della sua storia, il trentesimo per Carlo Ancelotti: un genio di questo sport a cui dobbiamo dire soltanto grazie per innalzare, quotidianamente, la bandiera italiana nell’élite del calcio moderno. E se vederlo sulla panchina della Nazionale è, al momento, soltanto una vana illusione estiva post-elezione per il Presidente federale, di sicuro potremo apprezzare il suo carisma anche in primavera inoltrata nell’Europa che conta, quest’ultima territorio di conquista sin dai tempi del Milan. Ieri sera ha deciso la doppietta di Cristiano Ronaldo, ma ad accendere la luce è stato un altro attore non protagonista – o forse sì – di questa notte magica per le merengues: Gareth Bale ha illuminato una serata di grande calcio, dimostrando di avere tutto nel proprio arsenale per fare la storia di questo club. La continuità con cui ha messo in difficoltà la retroguardia avversaria è stata impressionante, così come è stato un piacere per gli occhi osservare quel cross capitombolare con incredibile precisione e potenza sui piedi di CR7, uno che certi cioccolatini tende a scartarli senza fare troppi complimenti.

L’uomo da cento milioni di euro, quello che aveva forse fatto discutere per prestazioni poco altisonanti all’inizio della passata stagione, può essere l’attore giusto per riportare la Liga dalla parte giusta di Madrid e tentare l’assalto al bis in Europa. Il suo finale di stagione, culminata con la rete decisiva nella finale di Champions League, è stato un crescendo continuo: come dimenticare quel gol magnifico contro i rivali di sempre del Barcellona, in Copa del Rey, in cui ha fatto vedere chi è Gareth Bale? Un concentrato di potenza, velocità, tecnica e precisione. Come le migliori macchine tedesche, solo che a spingere quelle gambe non ci sono cilindri o cavalli, solo testa e fibre muscolari da primo della classe. E’ pur vero che questo Siviglia, frastornato forse da qualche partenza eccellente di troppo, probabilmente non era un test così impegnativo: però quando in palio c’è una Coppa, le motivazioni salgono e a questo livello la sorpresa è sempre dietro l’angolo; anche perché Fazio e compagni, nei primi minuti, erano riusciti a insabbiare sul nascere ogni tentativo di giocata, difendendo in maniera ordinata pur senza rinunciare a un po’ di sano pressing, fondamentale per allentare la pressione su chi ha l’ingrato compito di fronteggiare contemporaneamente Benzema, Ronaldo, James Rodriguez e Bale per novanta minuti; e dire che in panchina c’erano pure Isco e Di Maria, uno che giocherebbe probabilmente in qualsiasi squadra del globo. Ma loro sono i Galacticos, quindi non c’è da stupirsi più di tanto.

E’ stato il debutto di James Rodríguez e Toni Kroos, il primo arrivato in pompa magna dopo un Mondiale disputato ben al di sopra di ogni aspettativa, l’altro invece quasi snobbato nonostante la Coppa, alla fine, se la sia portata a casa lui. Ordinato, cattivo quando c’è stato da picchiare per fermare le ripartenze avversarie e pulito nella gestione della palla: il tedesco con Modric può formare una coppia dinamica, di qualità e meno “leggera” di quanto si possa pensare in fase d’interdizione.
Resta il dubbio legato alle prestazioni di Iker Casillas, paradossalmente il giocatore più in difficoltà di questa squadra nonostante ne incarni l’essenza più di chiunque altro. E’ evidente che mentalmente sia scattato qualcosa nel portiere iberico, perché anche ieri sera è sembrato un lontano parente del muro che ha permesso alla Spagna di vincere tutto: e quell’uscita mancata all’inizio poteva costare molto cara alla sua squadra, come già avvenuto in finale di Champions quando solo una prodezza di Sergio Ramos lo risparmiò dall’essere lapidato in pubblica piazza dalla stampa spagnola. Keylor Navas aspetta paziente, sicuro che Carletto prima o poi darà gli darà una chance.

Confermarsi non è mai facile, ma le premesse viste sino adesso sono ottime. Dovesse restare anche Ángel Di María, paradossalmente questo potrebbe essere un male per il Real: perché si rischierebbe di incrinare qualcosa nello spogliatoio dei Galácticos, considerando che l’ex Benfica ha già fatto capire di voler andare via per giocare titolare e, soprattutto, percepire uno stipendio superiore. Per fare pronostici è ovviamente troppo presto, anche perché alla fine la differenza tra vincere o perdere può anche essere così sottile da limitarsi a un colpo di testa, su calcio d’angolo, a tempo praticamente scaduto. E questo a Madrid lo sanno bene.