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Il giorno x. Basta non scivolare su una buccia…

E quindi ci siamo. Il giorno che stavamo aspettando dalla sconfitta con l’Uruguay è finalmente arrivato.

Oggi ci sarà l’assemblea della FIGC che stabilirà chi diventerà il presidente federale che avrà il compito di guidare il sistema calcio italiano per i prossimi tempi. O almeno così dovrebbe essere perché ancora adesso non si esclude del tutto l’ipotesi del commissariamento (anche se le quotazioni di una simile soluzione sono in ribasso).

L’unico dato certo è che c’è ancora parecchio caos attorno alla vicenda perché un candidato (Tavecchio) non piace a tanti, com’è noto, e costoro non lo vorrebbero, avendo anche reso pubblico e palese il loro dissenso. Ma, pur con qualche inspiegabile retromarcia dell’ultimo secondo di taluni, i capi della fazione #NoTav(ecchio) non vorrebbero nemmeno il suo avversario (Albertini) e quindi preferirebbero una terza via che, però, all’orizzonte non c’è, perché proprio non esiste un terzo candidato. A meno ovviamente che non si contempli il succitato commissariamento.

Moltissimi hanno invocato un rinnovamento sensato del calcio (che però venga operato davvero) e va bene, anzi benissimo: peccato che entrambi i possibili nuovi presidenti siano già entrambi degli esponenti del “vecchio” sistema e sia proprio questa la principale criticità. Possibile che non ci fosse nessun altro interessato alla carica? Era difficilissimo per i dissenzienti trovare qualcun altro disposto all’incarico? Evidentemente sì. E bisognerebbe anche chiedersi perché. Ma questo è un altro discorso e meriterebbe di essere trattato altrove.

Lo scenario è quel che è ed è abbastanza desolante: due candidati che in fin troppi non vorrebbero su quella poltrona pubblicamente e chissà quanti altri nel segreto delle urne federali. Non che abbiano torto, chiariamolo. Ma bisogna guardare ai fatti e altre chance che non si chiamino Albertini e Tavecchio non esistono. Anzi, per dirla tutta, molto probabilmente sarà anche il più anziano dei due a prevalere, come prevedevano i beninformati fin dall’inizio nonostante il suo consenso abbia perso enormi pezzi per strada. Che poi uno dica “non mi ritiro e tiro dritto” e quell’altro risponda con un perentorio “mollo io solo se molla anche lui” non vale nemmeno la pena commentarlo: siamo in Italia, è normale amministrazione.

Certo, come si diceva poc’anzi, c’è una strisciante consapevolezza avvolta da un senso di ineluttabilità fatale (e fatalista) sul fatto che la poltrona presidenziale della FIGC si riempirà di bucce di banana.

Ma lamentarsi domani sera a frutta ormai… sbucciata sarà già troppo tardi. Serva da lezione: bisognava pensarci prima.