Speriamo che tutto cambi (adesso)
Iniziamo con l’ultima dea: la Spes. La speranza. Iniziamo, dunque, col dire che per il nuovo campionato speriamo che tutto sia migliore. A partire dagli stadi, attualmente osceni per la stragrande parte dei casi, il che vuol dire soprattutto vuoti. Tolto lo Juventus Stadium, e anche Marassi, via: gli altri sono da abbattere e ricostruire. L’Udinese sta provando a farlo, la Roma lo farà a breve, tutte le altre giurano che faranno il possibile per mettere su un proprio stadio. Chiacchiere: tante, sostanza: poca. Risultato: per adesso ci dobbiamo tenere questi impianti vecchi e fetenti, e allora: spes. Speranza, nel senso che speriamo che nonostante questi tanti stadi vecchi, la gente vada allo stadio, si diverta, riempia gli spalti e lo faccia soprattutto in modo pacifico.
Già, dunque: seconda parola latina, pax. Pace negli stadi, spesso luogo di sfottò, battute, insulti e manganellate. La vicenda recentissima di Ciro Esposito insegni che è veramente brutto che si muoia per andare a vedere una partita. Lui, Ciro, come tantissimi altri costretti a dire addio alla propria vita solo perché fedeli alla propria passione. Roma-Napoli, quest’anno, mi fa paura. Perché tra le due tifoserie già c’era pochissimo feeling prima dei fatti legati alla finale di Coppa Italia; dalla morte del tifoso napoletano, la situazione è precipitata. Inoltre, la vendetta è un piatto che piace servire freddo. Vendetta che, tifosi partenopei, sarebbe inutile: la vita di Ciro non si recupera, purtroppo.
A proposito di vindicta: avete notato quel derby di Roma alla penultima giornata? Suvvia, chi non ci ha pensato: in casa giallorossa si pregusta il delitto perfetto. Quello, cioè, di vincere Lazio-Roma alla trentasettesima e non solo, anche quel tricolore che verrebbe beffardamente alzato in faccia ai cugini biancocelesti, così da dimenticare il nefasto 26 maggio 2013. Vendetta, comunque, non solo romanista: guardate in casa Juventus, e a quell’Allegri a cui non si addice più il famoso detto nomen-omen. Non ha, infatti, tanto da sorridere l’allenatore bianconero, perché le critiche sul suo conto sono sin da subito state troppe, e di lavorare in pace no, non se ne parla. Prime pagine sui giornali, dita puntate sul suo naso per la sconfitta in amichevole con il modest(issim)o Lucento, un calciomercato che non decolla, insomma: il buon Max spera di scrollarsi di dosso il peso delle critiche e dare tanti schiaffi morali a chi lo definisce un flop. Per farlo, però, dovrà saper trovare in brevissimo tempo la quadratura giusta del cerchio, onde evitare che la Juve perda carattere, prestigio e soprattutto il trono d’Italia.
Infine, Intelligentia. Quella che le società di A dovranno dimostrare di possedere nella scelta del nuovo presidente della FIGC. Tavecchio, per favore: che resti ai margini del pallone. Che anche la Lega Nazionale Dilettanti si liberi di uno come lui, capace di aprire bocca e combinare guai. Albertini? Oddio, proprio volto nuovo non è, dato che è nel giro della Federazione dal 2006. Ma almeno, con Demetrio si eviterebbe il pericolo Carlo. #NoTav(ecchio) titolava venerdì scorso Pietro Luigi Borgia. Un articolo che non si può non approvare in toto, e che rappresenta appieno la nostra linea editoriale. Basta (Ta)vecchiume: il nostro calcio ha bisogno di freschezza, novità, passione, e soprattutto di gente capace di risollevare la situazione, non di sguazzare a bordo di Yacht nei mari di letame.