Luglio volge al termine e, puntuali come le tasse, ricominciano i primi campionati di calcio. Non nel Baltico o in Scandinavia, dove i palloni rotolano da diversi mesi, ma nei paesi situati più a sud, dove stanno scattando le luci verdi. Se le massime serie di Danimarca e Polonia sono in pista dalla settimana scorsa, i riflettori si sono appena accesi in Belgio, Romania (dove torna alla prima giornata un gran derby tra il redivivo Rapid e la Steaua), Repubblica Ceca e… Ucraina. Non un Carneade qualsiasi, di questi tempi. Il nome di questo stato vecchio di appena ventitré anni echeggia nelle nostre menti: lo vediamo stampato sui giornali e lo sentiamo uscire dalle bocche di tanti giornalisti, con notizie raramente positive e, a volte, non troppo bilanciate. Ebbene, guerra o non guerra, anche lì dove, nel ’45, tre uomini decisero il destino dell’Europa, la Premier League ha inizio. Come amiamo sempre dire, il calcio va a pari passo con la realtà, è testimone della storia e subisce le ripercussioni dello scorrere del tempo. Detto ciò, va da sé che la nuova stagione del campionato ucraino abbia non poche differenze con quelle precedenti.
E’ ormai nota la situazione creatasi in alcune squadre che annoverano tra i propri tesserati alcuni giocatori sudamericani. La mente corre subito allo Shakhtar Donetsk, che ha plasmato i suoi grandi successi su talentuosi e prolifici brasiliani dai costi non proibitivi, poi rivenduti a peso d’oro con plusvalenze di spessore. Dentinho, Alex Teixeira, Ismaily e Douglas Costa sono fulgidi esempi, ma stentano a tornare in Ucraina, temendo per la propria incolumità, tanto da costringere gli addetti stampa della società a diramare note in cui si dichiara chiaro e tondo che la sicurezza dei giocatori è la priorità di tutto lo staff. Ci hanno creduto Fred e Facundo Ferreyra, atterrati l’altro ieri, con l’argentino che si è scusato con i tifosi e ha ammesso di essersi tranquillizzato dopo una telefonata dell’Amministratore Delegato Sergei Palkin. Va però completato il quadro dicendo che altri brasiliani, come Ilsinho, Fernando, Luiz Adriano e Taison sono rientrati ben prima e senza nessun problema e hanno preso parte alla Supercoppa Ucraina, vinta contro la Dinamo Kiev, grazie anche al gol del neo-acquisto Marlos. Altro verdeoro.
Se questa faccenda è destinata a risolversi in una maniera o nell’altra, le questioni burocratiche relative al campionato sono già in ghiaccio. La stagione 2014/2015 vede affrontarsi 14 squadre e non 16. I motivi della mutilazione della classifica sono sia calcistici, sia extra-calcistici. Innanzitutto, l’Arsenal Kiev è fallito a metà della scorsa stagione. Inoltre, dopo la crisi in Crimea e la seguente annessione della regione alla Russia, le due squadre della penisola militanti in Premier League ucraina, Tavriya Simferopol e Sevastopol, si sono sciolte per poter chiedere un inglobamento nelle serie calcistiche russe. Alle 13 compagini rimaste si è aggiunto l’Olimpik Donetsk, vincitore della serie b, ma non l’altrettanto meritevole Oleksandryia, che ha preferito fondersi con una società limitrofa e restare in serie cadetta.
Un altro capitolo che sembra chiuso, ma può riaprirsi da un momento all’altro, è quello legato agli stadi delle squadre di zone a rischio. Per ora, i combattimenti investono le regioni confinanti con la Russia, ovvero gli oblast di Donetsk e Luhansk, case di ben cinque club. Quattro di questi hanno svolto la preparazione e giocheranno le gare casalinghe in altre città, ma non l’Illichivets, squadra di Mariupol, città sul Mar Nero riconquistata a giugno dall’esercito ucraino. La Federcalcio ha concesso alla società di giocare due gare casalinghe all’Illichivets Stadium, per poi prendere una nuova decisione sul da farsi.
Nulla da fare invece per le altre, tra cui il titolatissimo Shakhtar, che si vede costretto ad abbandonare la meravigliosa Donbass Arena, gioiello modernissimo, funzionale e teatro di grandi incontri internazionali, tra cui cinque partite di Euro 2012. Lo aspetta la capiente Arena Lviv, appena un anno più vecchia, sita a Leopoli, casa del Karpaty, che tornerà per quest’anno nel vecchio stadio Ukraina. L’Arena è stata però inaugurata l’altro ieri dal Metalurg Donetsk, seconda squadra della città, che continuerà la sua stagione a Kiev, nella molto più piccola e conveniente Obolon Arena, dove terrà compagnia al neo-promosso Olimpik Donetsk. Ha fatto molta meno strada lo Zorya Luhansk, che ha trovato sistemazione a Zaporizhya, sulle rive centro-meridionali dello Dnepr.
Si attendono nuovi sviluppi bellici e politici, seguiti da puntuali proposte e decisioni per un calcio che sembra inarrestabile.