Non manca tantissimo e se ne sente il bisogno.
Mentre le trattative di mercato proseguono e le big, a suon di ingaggi e arrivi, si lanciano segnali, si avvicina sempre più il calcio d’inizio della Premier League 2014-2015 e qualcosa la vogliamo dire.
Moltissimi i temi, se è vero che l’anno postmondiale è delicato in qualsiasi sport e se davvero parliamo di un campionato indecifrabile ai piani alti.
Per esempio, rispetto alla scorsa stagione vivremo un’annata strana con il Manchester United, asso di coppe e perenne presenze nella moderna versione della Coppa dei Campioni, libero da impegni infrasettimanali, pronto a darci dentro con tutte le forze possibili e immaginabili il sabato e la domenica.
Concentrarsi sul ritorno nell’Europa che conta, senza gli attempati senatori e con un manager di carattere internazionale: delicata la sfida per una squadra che non dovrà vivere la presenza di Rooney e van Persie come un dualismo, ma come un’opportunità. Herrera e Shaw, dispendiosi acquisti che guardano al futuro ma devono essere performanti già da ora (ve la immaginate un’altra stagione di “transizione” per uno dei marchi globali più famosi del pianeta?), con tutta la pressione che un settimo posto a Old Trafford ha messo, mette e metterà.
In realtà van Gaal ha accettato un lavoro tutt’altro che facile. In altri tempi (o in altri lidi) tornare alla ribalta sarebbe stato uno scherzo, ma la verità è che la concorrenza è agguerrita: tutti, o quasi, sembrano essersi rafforzati e in generale ci attente una lotta per il titolo serrata e dal difficile pronostico.
Difficile, in fin dei conti, che si esca dalla top 4 dell’anno scorso e dalla squadra più vincente della storia. Vero anche che il Tottenham ha uno degli allenatori più preparati del campionato e del continente (Pochettino, che appare ben più quadrato rispetto a Villas Boas e Sherwood, due eccessi di creatività e semplicità), ma i postumi di un campionato disastroso e dei fumosi investimenti alla Lamela si fanno ancora sentire.
L’Arsenal, il Manchester City e il Chelsea hanno tutti dei motivi per dirsi rafforzati e possono chiamarsi Sánchez, Fàbregas e via dicendo. Non sottovaluterei neanche una considerazione di puro buonsenso: Citizens e Blues godranno della stabilità del secondo anno di lavoro di Pellegrini e Mourinho. Un po’ come accadeva l’anno scorso al Liverpool, rafforzato con dispendiosa creatività e col rischio del flop, ora che è privo di Suárez e che stelle di carattere internazionale non ne ha preso.
Al 26 di luglio, questo lo stato dell’arte: cinque/sei pretendenti, un ballo che si farà intenso e mai si fermerà. tra Boxing Day e Capodanno, coppe nazionali e ritiri eccellenti dal calcio internazionale.
Tutti ingredienti per un campionato indecifrabile.
Fattori che renderanno speciali i nostri sabato pomeriggio.
Personalmente, non vedo l’ora: non ci saranno Messi e Ronaldo, ma ci si accontenta volentieri.