Panno Tavecchio presto schiantato

È estate. Anzi: è estate, e si avvicinano le settimane più centrali. Quelle in cui le squadre intensificano il lavoro pre-stagionale, quelle in cui si giocano i preliminari di Champions e di Europa League (quelle partite in cui, nella storia recente, siamo sempre riusciti già ad agosto a far capire ai tifosi nostrani che ancora una volta sarebbe stata una stagione europea deludente).

Siamo alle porte di agosto: potrebbe essere il periodo peggiore per trovare notizie di cui parlare. Ci si potrebbe rivolgere altrove: la Formula 1 è a un passo dalla pausa estiva (con la Ferrari che già lavora per l’anno prossimo: e se fallisce di nuovo saranno dolori), mentre il tennis vive una primavera in posticipo, con una torma di ragazzini terribili (Zverev, Thiem, Kyrgios, Tomic) che cominciano a prendere possesso dei tabelloni e delle telecamere. La coincidenza li porta al centro dell’attenzione, ma non dureranno molto (come tennisti, può darsi; come star da prima pagina, c’è spazio solo per qualche altra settimana).

Sennò c’è la pallacanestro che vive il caso-Hackett. Nel merito, complimenti a lui e anche alle scuse di chi ne cura gli interessi: il suo agente ha dichiarato che «si era allontanato, ma rimanendo a Trieste in taxi; io e sua madre al telefono abbiamo cercato di convincerlo a tornare ma appena abbiamo chiuso la comunicazione è arrivato subito tempestivo il comunicato della Fip. A quel punto Daniel si è trovato nel panico ed ha pensato: mi hanno tagliato fuori, mi hanno già bollato»: come se tornare all’ovile non potesse essere una soluzione, o almeno una ricerca di attenuanti (che non ci saranno, viste le reazioni a caldo). Nel mentre, in tutto ciò, quando si sono giocate zero partite il campionato ha già un’ultima in classifica (la Virtus Bologna, che partirà da -2).

Meglio guardare quindi al calcio. Perché se quello giocato vive una (fugace) pausa fatta di amichevoli varie (la Roma negli USA, con Borriello che non sa se ha davvero segnato) e dichiarazioni di ogni genere (Livaja e Colantuono, che non sanno decidersi se abbiano avuto una rissa), in Federazione sono giorni duri. Inizialmente si era parlato di Tavecchio come candidato unico, poi era tornato alla carica Albertini (dimissionario pre-Mondiale, pronto a riprendersi responsabilità), e da lì in poi è stato un continuo gioco a scacchi per accaparrarsi voti e ottenere maggioranze. E la notizia di ieri è che Tavecchio dovrebbe essersi preso tutte le Leghe.

Sembra una partita di Risiko: Tavecchio è pressoché sicuro di conquistare tre continenti e poi vincere la partita, ma i tranelli sono dietro l’angolo. E questi tranelli si chiamano allenatori e giocatori: due fazioni schierate entrambe con Albertini. Padroni e manovali dovrebbero marciare di fianco, se davvero si volesse rilanciare il movimento: ma forse ci siamo appena risposti da soli. Come Hackett: dovrebbe pensare alla Nazionale in modo propositivo (è anche un modo per mettersi in mostra, guadagnare tifosi e copertine), invece si pensa a mantenere solo il proprio tornaconto.

Ma siamo questi qui: per noi Insigne è ancora giovane e inesperto a 23 anni (inutile pensare ai tennisti 17enni: anche un Verratti, a 21, con questi criteri pare un lattante). Prendiamo Preziosi: capace di rilanciare piazze come Saronno e Como (e poi abbandonarle a se stesse), retrocesso a tavolino per illecito sportivo, ha accumulato anni di inibizione in più irregolarità; eppure ieri ha detto una cosa che, in linea di principio, sarebbe sacrosanta: «Sono più importanti i contenuti rispetto agli uomini».

Fossi in Tavecchio, visto il curriculum di Preziosi, farei scongiuri; ma non è questo il punto. Il punto è che, se contano i contenuti rispetto agli uomini, è anche vero che allenatori e giocatori (che sostengono Albertini) stanno tra gli uomini. E, soprattutto, potrebbero sconvolgere i contenuti. Tradotto in gergo meno sibillino: il candidato favorito rischia di avere molto vento contrario. Nasce già come candidato “vecchio”: garantirà le leghe e le squadre, ed è difficile vederlo impegnato in qualsivoglia rivoluzione. Verrebbe tirato da tutte le parti e, come si dice in Toscana, panno vecchio presto schiantato. E con lui potrebbe rompersi il giocattolo (già malridotto di suo). Contano i contenuti, e Tavecchio dovrebbe poterne tenere parecchi.

Il Real Madrid, dopo Rodríguez e Kroos, prende Keylor Navas. Noi pensiamo a Tavecchio: se riusciremo a sostenerlo (e magari anche perché). Siamo questi qui: fine luglio 2014, estate. Ma in realtà è notte fonda.

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Pietro Luigi Borgia