Questione di principio?

E’ passata quasi una settimana dall’addio di Antonio Conte, eppure i dubbi circa le reali motivazioni per cui il tecnico pugliese ha abbandonato la panchina bianconera ancora non si conoscono. Era davvero tutta colpa di Iturbe, oppure nella dirigenza bianconera è scattato qualcosa subito dopo le dimissioni? Tutti quanti, subito dopo il “casus belli“, avevamo pensato alla cessione di un big: uno tra Vidal e Pogba, insomma, dato che entrambi sono nel mirino delle grandi da tempo immemore e, soprattutto, entrambi hanno valutazioni tali da non permettere rifiuti, in tempi di crisi. Sia Agnelli che Nedved, però, hanno rassicurato tifosi e Allegri, dichiarando che nessuno dei due gioielli è in vendita e la squadra verrà rafforzata per puntare a superare qualche turno in più in Champions League.

Perché leggendo i vari rumors che coinvolgono la Juventus, la mia personalissima opinione è che l’addio di Conte sia stata solamente una questione di principio. Un modo per far vedere alla Juventus, ai tifosi e anche ai giocatori stessi che sì, Antonio Conte ha anche la facoltà di dimettersi per uno o due colpi in entrata non andati a buon segno. Sfumati Sanchez e Cuadrado per motivi economici, infatti, tutte le risorse bianconere si erano concentrate su Iturbe, preso alla fine dai rivali della Roma per una cifra vicina ai 31 milioni di euro; per il resto tutto è sembrato andare nella direzione giusta. L’arrivo di Morata, richiesto dallo stesso Conte come attaccante del futuro e, sopratutto, come cambio di Llorente – o viceversa – in modo da avere più possibilità di far ruotare tutti i giocatori in campionato, senza perdere troppi punti in classifica. I giorni passano e Vidal e Pogba continuano a lanciare messaggi d’amore verso la Juve, con le classiche dichiarazioni che rimbalzano la decisione finale ai piani alti; infine, leggendo oggi i giornali, sembrano esserci altri contatti per giocatori con ingaggi pesanti – Samuel Eto’o – oppure con calciatori dal cartellino oneroso come Lukaku, un nome che circolava prima dell’infortunio di Morata e, a maggior ragione, si fa sempre più insistente nelle ultime ore dopo il “crack” del nuovo arrivato spagnolo. Il tutto considerando che è praticamente fatta per Pereyra dell’Udinese, un giocatore che può fare l’ala in quel famoso 4-3-3 che Antonio avrebbe voluto mettere in pratica sin dal primo giorno di ritiro, ed Evra è stato ufficializzato così in ritardo solamente perché i problemi con il tecnico hanno fatto slittare l’operazione di qualche giorno. E poi Rabiot, un altro talento cristallino che potrebbe arrivare sotto la Mole dal Paris Saint-Germain, come quel Coman presentato come il nuovo Pogba, non che quest’ultimo ormai sia in età pensionabile, anzi.

Può un giocatore come Iturbe, quindi, cambiare il destino di una squadra di fascia alta? Secondo Antonio Conte, evidentemente, sì. Perché altrimenti non si spiegherebbe l’addio a un anno dalla scadenza del suo contratto con la squadra del cuore, con la fazione per cui ha combattuto tantissime battaglie da giocatore e da tecnico. Oppure si era semplicemente stufato di combattere per obiettivi pressoché nulli in Europa, ma a quel punto – con tutto il rispetto per i tifosi bianconeri – non credo che l’ex ala del Verona sia così determinante a livello europeo, dato che con una sola stagione alle spalle – in provincia, tra l’altro – non siamo nemmeno sicuri dell’impatto che possa avere in una grande squadra, con enormi pressioni alle spalle dovute anche all’enorme quantità di denaro spesa per il suo cartellino. Roma, in questo, è una piazza unica al Mondo e non è detto che JI7 possa esplodere sin da subito, perché solo un certo Batistuta è stato pagato più di lui. E’ vero che a calcio non si gioca con le figurine, ma “le altre” schierano tridenti come Suarez-Messi-Neymar, oppure J.Rodriguez-Bale-Cristiano Ronaldo: senza dimenticare Ribery-Robben-Lewandowski o Schürrle-Hazard-Diego Costa. Competere con questi, onestamente, non credo sia fattibile indipendentemente da Iturbe, specie se la tua prima punta è, di fatto, uno scarto di una delle squadre da me citate poco fa.
Certo, c’è sempre lo spettro della Nazionale a fare da sottofondo alla decisione di Conte: tra un anno, con ogni probabilità, la panchina dell’Italia non sarebbe stata libera, e quando lui decise di proseguire l’avventura in bianconero di certo non ci si aspettava che la Nazionale avrebbe fatto un tonfo del genere al Mondiale, con relative dimissioni di Prandelli – che aveva rinnovato sino al 2016.

Adesso, però, farà il disoccupato di lusso nell’attesa che qualche panchina eccellente salti in Europa. Probabilmente senza un mercato sotto la guida-Conte, senza un progetto tattico impostato sin dal ritiro e, in ogni caso, senza la possibilità di lottare per qualcosa di veramente importante sin dal primo anno. Valeva la pena fare tutto questo per Iturbe?

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Alessandro Lelli