Allegri, perché sì e perché no

La risoluzione del contratto di Conte ci è letteralmente scoppiata tra le mani, a Mondiale appena finito, quando il calciomercato doveva diventare il centro delle attenzioni di tutti. E invece si parla semmai di mancati rinforzi della Juventus, quelli che avrebbero “costretto” Conte alla marcia indietro. Contestato prima ancora di potere lasciare un segno, il successore. Prima ancora di capire che squadra imposterà.

Si potrebbe pensare che questa situazione riguardi solo la Juventus, sia un problema bianconero. E invece è anche un problema in “rosso” (forse perché la proprietà è la medesima?). Meglio: curiosamente, a ogni estate, in Ferrari si vedono nascere discussioni sul futuro dei suoi piloti . Questo, ovviamente, perché siamo in assenza di una macchina vincente.

Sembra, banalmente, che in questo momento in casa Agnelli si riesca solo a navigare a vista. La Juventus, negli ultimi tre anni, è stata effettivamente una “macchina” vincente, e lo dimostra la cavalcata del record, sopra la quota (psicologica… ma per gli avversari) dei 100 punti. Il terzo scudetto consecutivo, quello dopo il quale si diceva che Conte se ne sarebbe andato.

Ha aspettato, prima ha riconfermato il proprio impegno (ricevendo, evidentemente, certe garanzie) e poi, al primo giorno di ritiro , ha rotto di colpo. Facile capirlo, anche: avrebbe sperato di affrontare il ritiro con un Sánchez in arrivo (già esperto della Serie A, già fatto e finito), non con un possibile Morata (ragazzino di talento, ma ancora tutto da formare ai massimi livelli).

E quindi via col piano B: che per Conte potrebbe essere la Nazionale (o un anno in attesa di… passi falsi altrui), e che per la Juventus si è rivelato essere Allegri. Allegri Massimiliano, poco allegri invece i tifosi. Ma il primo punto è che, a certe cifre, l’ex tecnico del Milan era la scelta migliore (per avere di più bisogna puntare su uno Spalletti), se non forse l’unica. E questo non è un sì né un no: è una banale constatazione.

Perché no, quindi: perché è stato lui a fare fuori Pirlo dal Milan, si è detto; uscendone fuori male, visti i successi juventini in quest’ultimo triennio, appunto. O perché un allenatore esonerato a metà stagione, e che al termine del girone di andata era 11esimo, non può, solo sei mesi dopo, prendere in mano il destino dei tricampioni in carica. O perché logica vorrebbe che, se certi giocatori non sono stati comprati a Conte, adesso lui non dovrebbe avere una squadra troppo differente.

Perché sì: beh, paradossalmente perché parte del merito del successo juventino è proprio stato suo (Pirlo, l’abbiamo detto). Perché vero che l’esonero dal Milan lo ha adesso “premiato”, ma ci vuole comunque coraggio per subentrare in questo modo (pure sapendo che Vidal potrebbe partire): con la squadra già in ritiro, e con il peso di poter solo peggiorare. O perché Allegri, che nella sua vita ha anche abbandonato una sposa all’altare, stavolta si ritrova a essere lui a prendersi la sposa di un altro.

Riguardiamo la situazione accennata più sopra. Alonso dovrebbe rimanere a Maranello fino al 2016 per rilanciare una squadra; Allegri ha firmato un biennale per evitare che la Juventus si ritrovi a dover combattere per l’Europa League. Alzi la mano chi, sei mesi fa, aveva anche solo pensato una situazione del genere.

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Pietro Luigi Borgia