Juve, morto un papa…
Tutto sotto sopra. In casa Juve il terremoto è stato piuttosto devastante, se consideriamo che tutto, veramente tutto è cambiato. Via Antonio Conte – cioè: via il condottiero, via colui che dei recenti successi bianconeri gode di una grandissima parte di merito – e dentro Massimiliano Allegri – uno che vincente, beh: non è che lo sia proprio in modo così determinante.
Sì, certo, superMax ha fatto suo uno scudetto con il Milan, nella stagione 2010-2011, ma… dai: chi pensa davvero che senza quell‘Ibrahimović lì il tricolore sarebbe stato ugualmente rossonero? Ovviamente, i discorsi a posteriori sono sempre troppo facili da affrontare, ma questo per me no, non è un “discorso facile”: è perfino scontato. Il Milan di Allegri dipendeva da quel grandissimo centravanti che era Ibra, tant’è che andato via lui, la squadra rossonera ha perso personalità, e ovviamente il primato in classifica (e il secondo posto, e il terzo, e così via).
Sia chiaro però che questo pezzo non vuole essere un panegirico a favore del fu allenatore bianconero e contro il neo tecnico della Juventus; evitando di snocciolare successi e sconfitte dell’uno e dell’altro, l’intenzione di chi scrive è solo quella di etichettare come “assurde” le dichiarazioni di Marotta che, durante la conferenza stampa di presentazione del neo allenatore juventino, ha definito Allegri il tecnico “ideale per il dopo Conte”. Non solo: secondo il direttore generale della Juventus, Max sarebbe la figura che più assomiglia al buon Antonio, sia nel carattere che nel modo di allenare.
Follia.
È visibile a occhio nudo, come la Polare in una notte limpida d’estate, la differenza che sussiste tra i due tecnici. Conte: carismatico, intelligente, trascinatore. Allegri: studioso, a tratti (troppo) testardo, perfino innovatore. Nel senso, pensate al caso-Pirlo: non fu una clamorosa novità quella di metterlo in panchina e costringerlo all’addio, ai tempi del Milan? Sì, dai: Allegri innovatore nel modo di fare calcio, nel modo di impostare le tattiche, nel modo di gestire risorse e spogliatoio, a patto che giocatori (e tifosi) le capiscano, queste novità che la Juve ha voluto far proprie. Perché, alla fine dei conti, morto un papa se ne fa un altro. Il problema è che il mercato, quello, andato via il primo papa, non è detto che si faccia proprio tale e quale.