Messi, decíme qué se siente

Dimmi come ci si sente, Lionel, a perdere contro la squadra più forte una finale di un Mondiale.
Dimmi come ci si sente ad arrivare a tanto così dallo scrivere la storia per poi vederla scrivere dai tuoi avversari.
Cosa si prova a salire quei maledetti gradini del Maracanã per ricevere una inutile quanto beffarda medaglia d’argento.

Messi, dimmi come ci si sente a vedere gli avversari di sempre, quei tedeschi già incontrati dal tuo passato nel ’86 e nel ’90, sollevare la coppa al cielo davanti a te e ai tuoi compagni.
Cosa si prova a ritrovarsi di fronte a una squadra perfetta in ogni suo meccanismo, di fronte al massimo esempio di programmazione calcistica. Ventitré uomini programmati e cresciuti per vincere. Senza alcun Messi o Ronaldo, ma con i Neuer, gli Hummels, gli Schweinsteiger, i Kroos, i Müller e i Götze capaci di giocare in sincronia, dettando e segnando i tempi della partita a loro piacimento.

Dimmi, Lionel, cosa si prova a rendersi conto che il talento da solo non basta, che serve anche la determinazione e la capacità di entrare nel vivo della partita, di viverla, di comandarla.
Come ci si sente a riuscire ad arrivare per tre volte con un uomo davanti al portiere e tirare fuori.

Messi, dimmi come ci si sente a superare la difesa tedesca, a portarsi la palla sul tuo piede preferito, a mirare la porta di Neuer e a sognare di regalare il sogno di una vita a milioni di argentini.
E poi dimmi, Leo, cosa si prova a tirarlo fuori, quel pallone. A strozzarlo come hai fatto con l’urlo dei tuoi tifosi già pronti a esultare per il gol. A vedere le tue speranze, quelle dei tuoi compagni e quelle degli argentini andare in fumo.

Dimmi cosa si prova a vedere Schürrle scappare sulla sinistra, saltare i tuoi compagni, crossare e trovare Götze, capace di realizzare il gol vittoria. Come ci si sente a vedere Lahm alzare la coppa al cielo. La coppa che avresti voluto alzare tu.

Messi, dimmi come ci si sente a non riuscire a prendere sulle spalle l’Argentina e a portarla a vincere un Mondiale.
Dimmi come si sente, Leo, a rendersi conto che — alla fine — Maradona è meglio di te.

Published by
Francesco Mariani