Cronache dalla Russia: il limite sugli stranieri

Cronache dalla Russia è una rubrica che vuole analizzare tutti i fatti più rilevanti che accadono nel paese durante l’anno. Oggi tratteremo del limite sugli stranieri.

Correva l’anno 2009, e lo Zenit era in campo a Mosca contro la Lokomotiv. A cinque minuti dalla fine, sul punteggio di 1-1, Dick Advocaat decide di cambiare un difensore con un altro giocatore dalle stesse caratteristiche (precisamente Shirokov per Krizanac): infortunio? scelta tecnica? Nulla di tutto questo. Il tecnico olandese, infatti, aveva qualche minuto prima inserito Fatih Tekke per Pogrebnyak, infrangendo quindi per qualche minuto il limite di 6 stranieri in campo nello stesso momento. Gli addetti ai lavori subito dopo la gara si accorgono del misfatto, ma lo Zenit non incappa in nessun tipo di sanzione.

Partendo da questo curioso episodio, argomento della trattazione di oggi è appunto il tanto contestato limite sugli stranieri. Non vi sono grosse polemiche sulla sua esistenza, bensì sulla sua forma. Dopo un periodo iniziale dove i russi in campo dovevano essere almeno cinque ora l’obbligo si è leggermente alleviato, abbassandosi a quattro: in molti, però, non sono d’accordo, e credono che un limite forte sugli stranieri sia fondamentale per permettere ai russi di crescere e di preparare al meglio il mondiale casalingo.

C’è chi vuole abbassare il limite a tre, chi vuole renderlo totale e chi vorrebbe toglierlo. Si registra anche una proposta che prenderebbe in considerazione un massimo di dieci stranieri sulla rosa complessiva di una compagine. Le idee sono quindi numerose e contrastanti, gli spunti di discussione pure. E’ altresì vero che, indipentemente da tutto,  il fallimento della nazionale russa in Brasile non può essere giustificato con un inasprimento di questa regola: si rischia che molti russi di mediocre livello gozzoviglino perchè sicuri del posto e non cerchino di migliorarsi perchè privi di quella concorrenza fondamentale in qualsiasi ambito della vita. Diciamocelo, senza questo tipo di limitazione Smolov non avrebbe mai vestito la maglia della nazionale russa.

Chiudersi, inoltre, non porta mai grandi frutti. Lo insegna la storia del passato, figuriamoci ora, in un mondo totalmente globalizzato. Giusto cercare di preservare un minimo di identità nazionale (perchè comunque le squadre battono una determinata bandiera e in Europa rappresentato un determinato movimento calcistico) ma è controproducente vietare alle squadre più importanti determinati investimenti all’estero, costringendoli a virare su mediocri giocatori che hanno poca voglia di progredire perchè sicuri del loro posto a priori.

Chi è forte alla fine esce, non serve un limite del genere. Il limite non premia i meritevoli, si rivela controproducente. Per tutti, calciatori, squadre e movimento. Giusto apportare accortezze per evitare che le squadre siano unicamente multinazionali ma, in questo caso, il limite inserito cinque anni fa si è rivelato inopportuno. Lo testimoniano i risultati delle russe in Europa e della nazionale in Brasile. Viste le conseguenze, toglierlo non sarebbe affatto malvagio….