Fred e Klose tra paradiso e inferno

Ancora sconvolti e allibiti per come il carrarmato panzer sia passato sopra la nazionale brasiliana, ci accingiamo a commentare, a provare a spiegare i numeri e i risvolti di una débâcle ai confini della realtà.

Sfida nella sfida di ieri sera tra Germania e Brasile schierate con moduli simili dai rispettivi allenatori, era lo scontro tra le due prime punte. Sia Scolari che Löw affidavano a un singolo giocatore la fase di concretizzazione del gioco, impiegando rispettivamente Fred e Klose come terminali offensivi.

Doveva essere la serata di Fred, a maggior ragione dopo il ko di Neymar, protetto e sempre schierato da Scolari, che ha sempre puntato su di lui nonostante le perplessità dell’opinione pubblica, nonostante le prestazioni tutt’altro che buone del centravanti nel torneo. Giocare con addosso la numero 9 del Brasile ti riempie di orgoglio, ma ti schiaccia di responsabilità. Fred, 31 anni, una buona carriera in Europa al Lione e in patria, il fiuto del gol ce l’ha, ma al contrario della Confederations Cup 2013, quando fu capocannoniere, in questo Mondiale si è presentato con le polveri bagnate e una condizione fisica poco brillante.

Sul banco degli imputati per questa umiliante sconfitta c’è finito lui, se vogliamo anche ingiustamente ieri sera, fischiato dal pubblico ogni volta che toccava palla, insultato anche quando, una volta sostituito, veniva proiettato nel mega schermo dello stadio il suo volto afflitto e perplesso. Scolari di esclusioni illustri ne aveva fatte con le sue convocazioni, ma francamente lì davanti, per il ruolo di punta centrale, non c’era molto altro da pescare. Scartato Diego Costa, che ha scelto la Spagna come patria calcistica, i verdeoro si sono presentati al Campionato del Mondo pieni zeppi di trequartisti e seconde punte, ma senza un attaccante vero, degno dei suoi predecessori come Ronaldo, Romario o Careca.

Così, i tedeschi si sono ubriacati di gol e frastornati dal risultato hanno festeggiato poco il record di Miroslav Klose, un traguardo che resterà per molti anni inarrivabile. Sotto gli occhi di Ronaldo, idolo locale e detentore del record, la punta laziale affondava il Brasile e si prendeva lo scettro di miglior marcatore di tutti i tempi ai Mondiali, proprio in Brasile contro la squadra di casa, in quella che sembrava una finale anticipata.

Partecipare a quattro mondiali (2002, 2006, 2010 e 2014) è un segno di longevità sportiva, di abnegazione, classe, qualità e forza. Se, inoltre, in questi quattro eventi lasci sempre il segno, racimolando 16 gol, entri di diritto nella storia. A questo punto, per la forte punta tedesca non resta che coronare il sogno conquistando il titolo mondiale, magari entrando anche nel tabellino della finale.

Così distanti in campo, i due protagonisti della serata si sono ignorati, ognuno avvolto nell’evento personale e dalle emozioni fortissime che la serata ha regalato. Sensazioni contrastanti per i due, gioia e dolore, esaltazione e dramma sportivo. Una notte da ricordare per Miroslav, unica e inimitabile; un incubo per il povero Fred, che faticherà a tornare ora alla quotidianità, una di quelle sere che ti fa venir voglia di smettere. Il miglior attaccante di tutti i Mondiali da una parte e, secondo una statistica, il peggior attaccante brasiliano di sempre nei Mondiali (1 gol in 471 minuti giocati). Così il calcio incide la storia, attraverso gli interpreti, intrecci strani e imprevisti che scrivono pagine di questo sport. Ecco la strana serata quindi dell’implacabile Klose e del impalpabile Fred, storia nella storia di una partita che non dimenticheremo mai.