Brasile 2014, il personaggio: Alfredo Di Stéfano
Un personaggio al giorno, dentro o fuori dal rettangolo di gioco, fino al 14 luglio: durante tutti i Mondiali vi regaleremo quotidianamente la biografia compressa di giocatori e non solo. Oggi è il turno di Alfredo Di Stéfano.
Eroe dei due mondi, o perlomeno delle due nazionalità (Argentina e Spagna… poi ci sarebbero anche la Colombia e le chiare origini italiane). Eroe dei due palloni: con la naturalizzazione iberica, è stato il primo sudamericano ad aggiudicarsi il Pallone d’Oro (per ben due volte: 1957 e 1959; e nel 1956, prima edizione, è secondo dietro Stanley Matthews). Costantemente tra i 4-5 nomi storici più considerati, sempre tra quei calciatori ritenuti indispensabili nella storia di questo sport, insieme (ma di norma dietro) ai soliti Pelé e Maradona.
Ieri se n’è andato Alfredo Di Stéfano, salutato così dal Real Madrid, squadra di cui era ancora presidente onorario:
Comunicado oficial: Falleció Alfredo Di Stéfano, el mejor jugador de todos los tiempos http://t.co/rwiSB9yOMR #EternoAlfredo
— Real Madrid C.F. (@realmadrid) July 7, 2014
È stato «el mejor jugador de todos los tiempos», il migliore di tutti i tempi. A dirlo non è soltanto la squadra che gli ha cambiato la vita (e cui lui ha cambiato la storia: in undici stagioni, cinque coppe campioni consecutive tra 1956 e 1960, una Intercontinentale, più otto vittorie nella Liga), ma anche i campioni del presente e del passato.
È curiosa la differenza di parole tra quelle usate da lui e quelle dei suoi estimatori. Del calcio e di se stesso, Di Stéfano diceva: «Il calcio mi ha dato tutto. L’ho sempre visto come un gioco di squadra, e ho sempre detto di non voler essere idoleggiato, voglio solo giocare».
Di lui hanno detto: «La grandezza di Di Stéfano è che con lui abbiamo due giocatori in ogni ruolo» (Miguel Muñoz, allenatore del Real pentacampione europeo); «Di Stéfano è il giocatore più grande della storia. Più di Pelé. Gioca in difesa, a centrocampo e in attacco nella stessa partita. Pelé solo in attacco. Di Stéfano fa lo stesso e molto più di Pelé» (Helenio Herrera); «La gente discute di Pelé e Maradona. Per me il migliore è stato Di Stéfano» (Pelé).
In queste ore, molti ricordano un’altra frase di Herrera: «Pelé è un violino, Di Stéfano l’orchestra intera». Perché il giocatore era davvero a tutto tondo: amava partire dalla propria area di rigore o trequarti, e poi a testa alta scendeva tutto il campo duettando di volta in volta con i tanti campioni (Santamaría, Rial, Puskás, Gento, Kopa) di quel Real stellare. Era un attaccante che amava difendere e costruire. Pensiamoci bene: se Neymar può essere il nuovo Pelé, se Messi può essere il nuovo Maradona, nessuno può essere il nuovo Di Stéfano.
Tra i suoi record, avere giocato in tre nazionali (come lui solo László Kubala): Argentina (6 presenze e altrettanti gol), Colombia (4 presenze, ma non ufficiali), Spagna (31 presenze, 23 reti). Curiosamente non ha mai messo piede in un Mondiale: nel 1946 c’era la guerra; nel 1950 (anno del Maracanaço) e nel 1954 l’Argentina non partecipa; preso il passaporto spagnolo nel 1956, due anni dopo la Roja non si qualifica; nel 1962 fa parte della spedizione in Cile, ma un infortunio lo tiene al palo per tutte e tre le partite. Occasioni mancate.
Mai in campo in un Mondiale, ma ha fatto in tempo a vivere da presidente onorario la Décima del Real Madrid: se contiamo che in metà di quelle vittorie ha messo lo zampino e lo scarpino quando era giocatore (nei cinque trionfi consecutivi, Di Stéfano sempre a segno in finale), possiamo capirne l’immensità. Ti sia lieve la terra, anzi il terreno.
Puntate precedenti
13 giugno – Stipe Pletikosa
14 giugno – Stefano Bizzotto
15 giugno – Gary Lewin
16 giugno – il sorteggio
17 giugno – Pepe
18 giugno – Guillermo Ochoa
19 giugno – Iker Casillas
20 giugno – Roy Hodgson
21 giugno – Giorgio Chiellini
22 giugno – Miroslav Klose
23 giugno – Fabio Capello
24 giugno – il parrucchiere (di Neymar)
25 giugno – Cesare… Maldini
26 giugno – l’esprit de l’escalier
27 giugno – Claudio Sulser
28 giugno – lo psicologo dimissionario
29 giugno – Mauricio Pinilla
30 giugno – Arjen Robben
1° luglio – Thomas Müller
2 luglio – Mario Ferri
3 luglio – Jürgen Klinsmann
4 luglio – Dunga
5 luglio – Neymar
6 luglio – Tim Krul
7 luglio – Ángel Di María