Un personaggio al giorno, dentro o fuori dal rettangolo di gioco, fino al 14 luglio: durante tutti i Mondiali vi regaleremo quotidianamente la biografia compressa di giocatori e non solo. Oggi è il turno di Tim Krul, portiere e (neo)specialista sui calci di rigore.
Più che personaggio, personaggione. Van Gaal lo sapeva, eccome se lo sapeva. Con ancora una sostituzione disponibile, come si fa a non fare entrare un noto, famigerato, efficacissimo portiere specializzato nel parare i rigoli, qual è Timothy Michael Krul? Mancano 30 secondi alla fine, è la scelta più giusta da fare: o aggiungere un rigorista infallibile (un Pirlo), o un portiere noto per pararne tanti. La panchina serve anche a questo.
Già, questo sarebbe perfettamente comprensibile, se Tim Krul fosse effettivamente noto per essere uno specialista. Ma lo è? Beh, iersera lo è diventato, dopo che in precedenza non lo aveva mai fatto notare. In carriera ha parato giusto un paio di rigori. Ieri sera, altrettanti.
Personaggione, dicevamo: era carichissimo, pronto, sapeva che era la sua occasione. E chi la sapeva ancora più lunga era van Gaal: preavvertito Krul, con Cillessen che non ne sapeva niente. Non andava sfiduciato lui, e non andavano sfiduciati i compagni di squadra. E tutto questo mentre i costaricani andavano confusi.
È facile immaginare come la Costa Rica avesse puntato molto sull’eventualità di arrivare ai rigori, sapendo di non avere classe a sufficienza per vincere direttamente. Sicuramente avevano studiato Cillessen, e non se lo sono trovati davanti. Dal lato olandese, cambiare portiere significava una grande responsabilità per il CT, e zero responsabilità per tutti: chi è in porta è bravo se para, ma non scarso se non.
La testa dei rigoristi, con un alibi del genere, sarebbe stata sgombra: liberi di sbagliare da un lato, ma contenti di segnare dall’altro. Cioè: sapendo la responsabilità dell’allenatore, per un verso avevano un peso mentale minore, e per l’altro il dovere di proteggere il proprio condottiero.
Nella testa di Krul, invece, l’esaltazione di poter essere eroe senza rischiare di diventare il bersaglio negativo. E di qui una serie di rigori condotti innervosendo gli avversari, parlando e “minacciandoli” in modo quasi plateale. Conclude parandone due, e indovinando la traiettoria dei tre non fermati.
Un rischio calcolato. E, evidentemente, van Gaal non conosceva l’esito di una partita di Coppa di Germania, giocata un paio di anni fa: il piccolo Greuther Fürth porta il Borussia Dortmund ai supplementari, pensando ia rigori l’allenatore manda in campo il portiere di riserva Jasmin Fejzić. Poi la beffa, che ieri non c’è stata. E per l’Olanda, che ai rigori raramente ha avuto fortuna, sembra un segnale positivo.
Entra al centoventesimo, una azione prima della fine del tempo. Gioca complessivi 30 secondi di tempo effettivo (e non incassa la beffa). Come diventare decisivi senza giocare un minuto. Se l’Olanda si conferma tra le prime quattro al mondo, è anche merito suo. E di chi ha avuto il colpo di follia e di genio di giocarsela così.
Puntate precedenti
13 giugno – Stipe Pletikosa
14 giugno – Stefano Bizzotto
15 giugno – Gary Lewin
16 giugno – il sorteggio
17 giugno – Pepe
18 giugno – Guillermo Ochoa
19 giugno – Iker Casillas
20 giugno – Roy Hodgson
21 giugno – Giorgio Chiellini
22 giugno – Miroslav Klose
23 giugno – Fabio Capello
24 giugno – il parrucchiere (di Neymar)
25 giugno – Cesare… Maldini
26 giugno – l’esprit de l’escalier
27 giugno – Claudio Sulser
28 giugno – lo psicologo dimissionario
29 giugno – Mauricio Pinilla
30 giugno – Arjen Robben
1° luglio – Thomas Müller
2 luglio – Mario Ferri
3 luglio – Jürgen Klinsmann
4 luglio – Dunga
5 luglio – Neymar