Come il Giro d’Italia. Il Tour de France 2014, edizione numero 101, imita la Corsa Rosa. Si parte infatti dall’estero e come il Giro, si parte da un’isola britannica. Non l’Irlanda come a maggio, ma direttamente l’Inghilterra. L’avventura della “Grande Boucle” di quest’anno inizia infatti da Leeds per concludersi come al solito a Parigi, dopo 3.664 chilometri di gara distribuiti in 21 tappe.
Le tre frazioni inglesi con arrivo a Harrogate, Sheffield (sebbene quest’ultima presenti un colle di terza categoria e tre di quarta categoria nel finale, l’ultimo a 5 km dal traguardo) e Londra sono favorevoli ai velocisti. Gli uomini di classifica però non si dovranno distrarre perché il vento inglese potrebbe propiziare interessanti dinamiche di corsa (ricordate il ventaglio della Tinkoff-Saxo di Contador nei confronti della Sky di Froome lo scorso anno?). Si torna in Francia e anche il primo traguardo transalpino, quello di Lilla, è adatto agli sprinter. Il giorno dopo è la prima giornata da circoletto rosso. Si arriverà ad Arenberg, un nome che evoca la Parigi-Roubaix. E infatti i corridori devono affrontare ben nove settori di pavé. Per chi non è avvezzo alle pietre, i minuti scorreranno. Soprattutto se poi dovesse piovere. I due traguardi successivi di Reims e Nancy (con quest’ultima frazione che presenta un colle di 4a categoria a 5 km dall’arrivo) chiameranno nuovamente alle armi i velocisti. Poi sarà il turno della tre giorni dei Vosgi. Si inizierà col primo arrivo in salita del Tour, un 3a categoria a Gérardmer La Mauselaine. Si proseguirà con la tappa di Mulhouse, con le salite iniziali che favoriranno la formazione di una fuga di uomini fuori classifica. Si terminerà con il secondo arrivo in salita, questa volta di 1a categoria a La Planche des Belles Filles (dove Froome vinse nel 2012), che presenta del finale pendenze fino al 20%. Primo giorno di riposo e si ripartirà con la tappa di Oyonnaz adatta per una fuga di atleti lontano in classifica, così come la frazione successiva con arrivo a Saint-Étienne. Due tappe che fungeranno da antipasto alla due giorni sulle Alpi. Un fine settimana intenso che prevede il venerdì l’arrivo in salita “Hors Catègorie” a Chamrousse e il sabato il traguardo in quota di Risoul (preceduto dalle ascese del Lautaret e dell’Izoard). Domenica dedicata ai velocisti, che sprinteranno a Nîmes. Poi vi sarà il secondo e ultimo giorno di riposo, ideale per trasferire l’immensa carovana del Tour dalle Alpi ai Pirenei. Qui, chi vorrà vincere la “Grande Boucle” dovrà impegnarsi in una tre giorni di fuoco. Martedì 22 il traguardo di Bagnères de Luchon, in una tappa che prevede Portet d’Aspet, Ares, e soprattutto il durissimo Port de Balès, mercoledì 23 il classico tappone pirenaico con Portillon, Peyresourde e Val Louron Azet prima del traguardo in salita di Saint-Lary Pla d’Aset, giovedì 24 arrivo in vetta a Hautacam preceduto dal passaggio sul mitico Tourmalet. La classifica dopo queste durissime frazioni dovrebbe essere delineata. E, se non lo fosse, dopo la tappa interlocutoria di Bergerac, ci penserà la cronometro di Périgueux, 54 chilometri su un tracciato misto, a decretare la maglia gialla. Dopo, infatti, sarà solo passerella (anche quest’anno in notturna) sugli Champs-Élysées a Parigi.
Un Tour de France che vede sulla carta tre uomini davanti a tutti: Christopher Froome (Sky), inglese, vincitore uscente e 2° nel 2012, Alberto Contador (Tinkoff-Saxo), spagnolo, 1° nel 2007 e nel 2009 e Vincenzo Nibali (Astana), italiano, 3° nel 2012. Saranno loro i punti di riferimento. Froome può puntare su una squadra fortissima e sulla cronometro del penultimo giorno, ma potrebbe pagare qualcosina nella tappa del pavé. Contador ha dominato quest’anno la Tirreno-Adriatico e al Delfinato è riuscito a staccare nell’ultima tappa Froome in salita (seppur l’inglese scontava i postumi di una caduta). Nibali è in netta crescita, come dimostra la vittoria di sabato scorso al Campionato Italiano. Ovviamente, in corsa vi sono anche quelli che cercheranno di rompere quello che appare un “triumvirato” annunciato. A cominciare dal duo che, assieme a Contador, diede spettacolo nell’ultima tappa del Delfinato lo scorso giugno: lo statunitense Andrew Talansky (Garmin-Sharp), vincitore poi della corsa francese, e il belga Jurgen Van den Broeck (Lotto-Belisol). Da tenere d’occhio per la classifica vi sono anche gli spagnoli Valverde (Movistar), alla sua probabile ultima recita da capitano nella “Grande Boucle” e Navarro (Cofidis), l’olandese Mollema (Belkin), lo statunitense Van Garderen (BMC), il portoghese Machado (NetApp), lo svizzero Hollenstein (IAM Cycling), il polacco Kwiatkowski (Omega Pharma – Quick Step), il russo Trofimov (Katusha). La Lampre-Merida schiera una coppia tutta da scoprire: il tre volte vincitore del Giro di Svizzera e campione del mondo in carica, il portoghese Alberto Rui Costa e “nonno” (42 anni) Chris Horner, statunitense che si è aggiudicato lo scorso anno la Vuelta a España. L’onore dei padroni di casa francesi dovrebbe essere difeso da Péraud (Ag2r – La Mondiale) e Pinot (FDJ). Al via vi sarà anche Pierre Rolland (Europcar), 4° al recente Giro d’Italia. Il francese cercherà di interrompere la tradizione degli ultimi anni, dove chi è competitivo durante la Corsa Rosa poi paga puntualmente al Tour. Presenti anche i fratelli Schleck, entrambi in maglia Trek. Ma dovrebbe essere il maggiore, Frank, a fare classifica mentre Andy, per sua stessa ammissione, gli farà da gregario. Ai nastri di partenza vi è anche lo spagnolo Joaquim Rodríguez (Katusha), 3° lo scorso anno al Tour. “Purito” però disputerà la “Grande Boucle” solo per recuperare condizione, dopo la drammatica caduta di Cassino al Giro, in vista della Vuelta. Ma l’ultima settimana potrebbe battere un colpo in una tappa pirenaica.
Non c’è solo la maglia gialla. Al Tour è da sempre lotta serrata per la maglia verde, che contraddistingue il vincitore della classifica a punti. E il parterre dei velocisti presenti è di prim’ordine. In gara l’inglese Cavendish (Omega Pharma – Quick Step), i tedeschi Greipel (Lotto-Belisol), Kittel e Degenkolb (entrambi della Giant-Shimano), il norvegese Kristoff (Katusha), l’olandese Van Poppel (Trek), il francese Démare (FDJ) e il nostro Sacha Modolo (Lampre-Merida). Tutti contro Peter Sagan, lo slovacco della Cannondale vincitore delle ultime due classifiche a punti del Tour. E gl ingredienti per fare il tris ci sono tutti. Questo perché Sagan può fare incetta di punti non solo nelle volate (dove a guidarlo vi sarà Elia Viviani), ma anche in quelle frazioni dove i suoi “concorrenti” possono rimanere staccati e lui può arrivare con i primi. Importante anche la pattuglia dei “cacciatori di tappe“. Tre nomi su tutti: il francese Thomas Voeckler (Europcar), l’australiano Simon Gerrans (Orica-GreenEdge) e l’eterno tedesco Jens Voigt (Trek), al suo Tour de France numero 17.
L’attenzione di tutti resta comunque focalizzata su quella triade: Contador, Froome, Nibali. A Parigi ne resterà solo uno sul gradino più alto del podio.