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C’era una volta… la squadra materasso

Il Mondiale è l’evento che si aspetta per quattro lunghi anni, almeno per noi tifosi, mentre per un giocatore è la realizzazione di tutti i propri sogni; capisco, quindi, che ridurre il tutto in novanta minuti sia quanto di più pressante ci sia dal punto di vista atletico e mentale. Aggiungiamoci il caldo brasiliano, sia in termini climatici che di tifo, e di certo la questione non migliora: tanto per smentire un luogo comune, è pur vero che guadagnano milioni di euro – anche se non tutti – ma restano comunque esseri umani, alcuni di essi reduci da quaranta o più partite con la propria squadra di club.
Quello a cui stiamo assistendo in questi giorni, almeno per me, ha quel sapore di inedito e mai visto, confidando che questo è il quinto mondiale effettivo che io sia in grado di apprezzare. Era già nell’aria da tempo, però le squadre materasso sono ufficialmente scomparse. E perciò non c’è più da stupirsi se l’Iran costringe Messi a tirare fuori il coniglio dal cilindro al 91′, evitando un pareggio che avrebbe avuto del grottesco. Non solo dal punto di vista del risultato, ma anche per il livello di gioco espresso dalla squadra asiatica: protesa a difendere in maniera ordinata, ovviamente, ma senza rinunciare ad attaccare in contropiede.

Ho parlato di ordine, ma la parola migliore per descrivere la situazione è organizzazione. Ormai non vi sono più tecnici impreparati, cosi’ come non ci sono giocatori dilettanti che si confrontano con le più grandi star mondiali, venendo travolti come da pronostico. Non c’è più nulla di tutto questo, per fortuna; ed è così che la Costa Rica può vincere un girone con Uruguay, Inghilterra e Italia, perché gli episodi possono essere un grande alleato, specie se poi si ha la tenacia di tenere duro in difesa, raddoppiando qualunque cosa ti passi davanti perché tanto sai benissimo che un tuo compagno sarà pronto a sacrificarsi per te.

Più della metà degli ottavi di finale di questa Coppa del Mondo, cinque su otto, sono terminati ai supplementari. Una gioia per lo spettacolo, nonostante non si siano visti tantissimi gol: ma occasioni si, ed è per questo motivo che non rimpiangiamo per nulla incontri terminati con quattro o cinque gol di distacco, magari conclusi con decine di minuti di melina, per non umiliare ancor più i poveri colleghi. Soltanto Colombia, Olanda e Francia hanno superato i rispettivi avversari nei novanta minuti: di queste tre, gli “Orange” ci sono riusciti solo con un ribaltone negli ultimi cinque minuti grazie a una bella rete di Sneijder e un rigore realizzato a tempo scaduto da Huntelaar. Brasile, Costa Rica, Germania, Argentina e Belgio invece hanno trionfato soltanto dopo i tempi supplementari, e nei primi due casi non sono bastati neppure quelli, sono serviti anche i calci di rigore. Questo perché il Cile ha saputo creare una gabbia intorno a Neymar, uscito malconcio dall’incontro, perché l’Algeria ha giocatori talentuosi e, insieme a un gran cuore, stava quasi riuscendo a buttare fuori i tedeschi negli ottavi di finale, un’impresa quasi impossibile. E poi gli Stati Uniti, sempre più competitivi anche nel “soccer”, con una (quasi) rimonta finale che non si è concretizzata solo per la scarsa vena offensiva degli attaccanti a stelle e strisce, così come per il talento di uno straordinario e immenso Courtois. Del cuore greco hanno parlato in tanti, sebbene non sia bastato per passare ai quarti – ma in questo modo puoi solo che uscire a testa alta – mentre la Svizzera è forse quella che ha subito di più contro Messi, infrangendo i propri sogni di gloria contro la traversa, prima della beffa di Di Maria.

Godiamoci uno spettacolo unico, avvincente e non scontato. Siamo soltanto a metà, mancano ancora tre turni e ci sono quasi tutte le squadre favorite, eccetto alcune: paradossalmente del girone di ferro è rimasta solo la Costa Rica, dato che l’Uruguay si è fatto spazzare via agevolmente dalla Colombia. Se solo avessero avuto Falcao sano, chissà che cosa avrebbero potuto combinare i sudamericani, anche se a vederli giocare in questa maniera viene quasi da pensare che possano fare anche a meno di uno dei centravanti più forti del mondo.

Benzema sfida Muller, mentre James Rodriguez dovrà vedersela con Neymar e tutto il popolo brasiliano; Messi non avrà di certo vita facile contro Hazard, mentre Robben dovrebbe sbarazzarsi facilmente di Campbell e dell’intero Costa Rica. Ah no, scusate, questo è Brasile 2014: il Mondiale delle sorprese e degli “upset”, come direbbero negli USA. Viva il calcio dei ribaltoni e dei gol al 120°, sempre; anche se questo stesso calcio ci ha, di fatto, visto eliminare troppo precocemente per la seconda volta di fila.