Sempre pronto: Klaas-Jan Huntelaar
Difficile raccogliere in poche parole la carriera di Klaas-Jan Huntelaar, un uomo che potrebbe tranquillamente essere definito “il bomber di scorta” della Nazionale maggiore olandese.
Calciatore giramondo (ha calcato i campi di Olanda, Spagna, Italia e Germani) ma dotato di un fiuto per il gol difficilmente replicabile, il Cacciatore non ha mai avuto la fortuna che avrebbe meritato con la maglia dell’Olanda anche a causa del fatto che l’unico anno e mezzo meno brillante della sua carriera s’è materializzato proprio quando van Nistelrooy ha lasciato il posto di centravanti titolare dell’Arancia Meccanica (più o meno tra il 2009 e il 2010). Allora la successione sembrò andare naturalmente a van Persie, il quale godeva di più considerazione all’interno della Nazionale anche per via della sua duttilità e della maggior esperienza con la maglia oranje nonostante il fatto che l’attuale centrattacco dello United non fosse ancora il bomber implacabile che conosciamo oggi.
Huntelaar ha però una qualità che raramente gli viene tributata, soprattutto in Italia a causa del poco esaltante periodo al Milan, e che gli consente invece di gestire le delusioni patite in carriera nel modo migliore possibile (specialmente gli infortuni, triste costante della sua storia calcistica). The Hunter ha infatti una gestione perfetta della sua emotività, rimanendo capace di pensare lucidamente in praticamente tutti i frangenti più delicati. Due prove: il rigore con il Messico, che i compagni gli hanno lasciato battere ben conoscendo il suo auto controllo e l’abilità a rimanere di ghiaccio anche quando la palla pesa svariate tonnellate, e il bellissimo quanto inutile gol segnato al Real Madrid nell’ultima edizione di Champions League, col quale Huntelaar ha ancora una volta dimostrato che è sistematicamente l’ultimo ad arrendersi (anche se qualche milanista tra i più attenti probabilmente ricorda questa sua caratteristica, scoperta in una notte di Catania).
Questa quasi scientifica auto-gestione delle proprie emozioni consente e ha consentito al capitano dello Schalke 04 di avere sempre un impatto nelle gare che gioca, sia subentrando, sia sapendo che, al massimo, quella gara può essere una sua passerella momentanea prima di dover di nuovo cedere il posto al centravanti titolare (specialmente in Nazionale, dov’è la riserva sin dal 2006/2007). Particolarmente impressionante fu il caso dei Mondiali del 2010: van Persie era titolare inamovibile e giocò la stragrande maggioranza delle gare per un totale di 592′, a Huntelaar toccarono invece appena 52′, più di dieci volte in meno del compagno. Eppure Klaas-Jan realizzò lo stesso numero di gol del connazionale lungo tutto l’arco della competizione (uno).
E in tutto ciò The Hunter conserva comunque una media gol spaventosa, un incredibile 0,63 gol a partita (più di uno ogni due gare, praticamente due reti ogni tre partite) che, andando a fare la media coi minuti giocati, diventa ancora più alto.
Si può dunque ben comprendere la scelta di van Gaal di togliere un esausto van Persie per concedere a Huntelaar qualche minuto nel finale di gara col Messico: l’ex Milan e Real Madrid ha corrisposto alle attese con l’assist per Sneijder e il rigore decisivo trasformato con un’esecuzione semplicemente perfetta e senza tentennamenti.
Molto probabilmente Il Cacciatore non ci sarà dal primo minuto contro la Costa Rica perché al centro dell’attacco tornerà il solito van Persie. Però, nel momento in cui dovesse guardare alla panchina per inserire forze fresche in campo, Louis van Gaal sa benissimo che troverà quello spilungone dai capelli rossicci mentalmente già predisposto a correre in campo in qualunque situazione. Il Ct oranje a quel punto chiederebbe: “Klaas, sei pronto?” sapendo benissimo che, dopo essersi alzato, Huntelaar risponderà: “Sempre pronto, mister!“.