Un personaggio al giorno, dentro o fuori dal rettangolo di gioco, fino al 14 luglio: durante tutti i Mondiali vi regaleremo quotidianamente la biografia compressa di giocatori e non solo. Oggi è il turno di Thomas Müller, attaccante tedesco in grado di accartocciarsi su se stesso in mondovisione.
Uno dice: un portiere, M’Bolhi, ha parato tanto e bene; l’altro non si scalda i guantoni neanche una volta. Insomma, dev’essere stata una partita a senso unico. Poi invece, avendola guardata, il riassunto in una riga non rende l’idea: perché se il portiere algerino ha salvato più volte l’imbattibilità, Neuer più volte è uscito fin fuori dall’area ad anticipare i contropiede avversari. In Germania dicono che sia un libero con i guanti, e qualche motivo ci sarà. Bello spettacolo.
Ma alla fine, se la partita termina 2-1 (tutti i gol nei supplementari: storicamente, questa è una cosa che tradizionalmente non porta granché bene alla Germania), qualcosa nelle difese non deve avere funzionato a pieno regime. E però è stata una bella partita: c’era da vendicare il biscotto del 1982, non è stato possibile; anzi, stavolta è finita al contrario, perché i due gol sono stati tedeschi (Schürrle e Ötzi, cioè un Özil fino ad allora in versione-mummia) e uno solo quello algerino (di Djabou).
Ecco, se vincesse il gol più bello (la qualità sopra la quantità), nei quarti ci sarebbe l’Algeria (le due marcature tedesche sono state sporchissime). E assisteremmo al derby di Zidane, cominciando a chiederci con quale delle due compagini dovrebbe giocare il “testardo” Zinedine. E dopo la vendetta del biscotto, ci sarebbe il derby ex coloniale. Due sole possibilità per un’Algeria che giocava vestita come un campo da calcio: eliminarle entrambe, o farle giocare contro. O la doppia vendetta, oppure vedetevela voi.
Per la prima opzione, serviva uno scivolone della Germania: ma è stato evitato grazie al capocannoniere in pectore, Thomas Müller, che si è immolato alla causa. Ancora sullo 0 a 0, meno di tre minuti al 90esimo, punizione da fuori e sul pallone vanno in cinque: Özil (sta a guardare), Schürrle (defilato), Kroos (sul pallone in attesa), Schweinsteiger (finta). E Müller che si esibisce in uno schema riprovato e riprovevole. Niente scivolone della Germania, a ruzzolare è stato un tedesco solo. Pochi minuti dopo, Schürrle, immobile su quella punizione, sfrutta le energie risparmiate per sbloccare il risultato. Adieu.
Quindi: poteva essere Algeria-Nigeria, sarà Germania-Francia (e addio Africa dal Mondiale). Tutto merito di Müller, che ha caricato lo scivolone su di sé. Anche grazie a lui, nei quarti i tedeschi avranno anche questi trenta minuti in più nelle gambe, e non è detto che uno Schweinsteiger non ne risenta. Ma, su questo, Müller non può farci niente.
Puntate precedenti
13 giugno – Stipe Pletikosa
14 giugno – Stefano Bizzotto
15 giugno – Gary Lewin
16 giugno – il sorteggio
17 giugno – Pepe
18 giugno – Guillermo Ochoa
19 giugno – Iker Casillas
20 giugno – Roy Hodgson
21 giugno – Giorgio Chiellini
22 giugno – Miroslav Klose
23 giugno – Fabio Capello
24 giugno – il parrucchiere (di Neymar)
25 giugno – Cesare… Maldini
26 giugno – l’esprit de l’escalier
27 giugno – Claudio Sulser
28 giugno – lo psicologo dimissionario
29 giugno – Mauricio Pinilla
30 giugno – Arjen Robben