Chiamatelo “Hames”, il re del Mondiale
Non è vero che non lo conosceva nessuno, no. Dire “scopriamo chi è James Rodríguez, nuovo fenomeno mondiale” non fa per noi, perché non si può scoprire solo adesso un giocatore venduto per più di 40 milioni di euro dal Porto al Monaco poco meno di un anno fa.
Ma — onestamente — alzi la mano chi, dopo l’infortunio di Falcao che ha messo fuori causa l’attaccante per questi Mondiali, avrebbe previsto un rendimento di questo livello sia della Colombia che del suo numero 10 James Rodríguez. Probabilmente siete in pochi. E, tra gli altri, ci siamo anche noi.
Il passaggio agli ottavi era più che previsto; il dominio tecnico-tattico con cui i cafeteros hanno vinto le quattro partite giocate fin qua un po’ meno; che il suo numero 10 si ritrovasse con 5 gol, 2 assist e così determinante dopo gli ottavi di finale quasi per nulla.
Eppure siamo qua a raccontare un’altra storia, non fatta dai soliti nomi di Messi e Ronaldo e né da quelli dei Robben e dei Balotelli, perché la bellezza di questo gioco sta anche, e soprattutto, nella sua imprevedibilità.
“Hames”, questa la pronuncia corretta del suo nome James, è un predestinato. Ha quasi 23 anni, la faccia da bravo ragazzo, attenzione all’estetica e cura maniacale negli allenamenti. A 19 anni, alla prima stagione da titolare, ha portato il Banfield al primo titolo della sua storia, vincendo il torneo di Apertura 2010. Si trasferisce al Porto e in tre anni vince tre campionati, una coppa nazionale, tre Supercoppe di Portogallo e una Europa League.
Poi arriva il trasferimento al Monaco, in coppia con Moutinho, dove ritrova Falcao, suo connazionale e compagno ai tempi del Porto. La stagione in Francia non porta alcun titolo, ma “Hames” prende ancora più coscienza dei suoi mezzi tecnici, aumenta la sua leadership in campo e si pone come unico obiettivo i Mondiali in Brasile.
Il resto l’abbiamo visto. La sua presenza in campo da condottiero tecnico e morale della Colombia, le sue giocate, la sua classe. Il gol al Giappone fatto di finte e controfinte che hanno sgretolato le gambe di Uchida prima di superare in pallonetto il portiere nipponico e la perla del gol dell’1 a 0 contro l’Uruguay. Ecco, proprio questo gol riassume al meglio quello che è adesso James Rodríguez: la palla che arriva da dietro, le spalle alla porta, lo stop di petto pensato ed eseguito con la sola intenzione di poter tirare al volo, il colpo di collo esterno sinistro che va a baciare la traversa e a trafiggere un incolpevole Muslera.
https://www.youtube.com/watch?v=sBipfZKOSz8
Intelligenza, tecnica, coordinazione, velocità e potenza: la sintesi perfetta per uno dei pochi veri trequartisti rimasti al mondo.