Dopo quindici giorni di calcio, 48 partite e 136 reti segnate, è tempo di bilanci. Abbiamo seguito da vicino la prima fase del “Mondiale dei Mondiali”, ve lo abbiamo raccontato, abbiamo commentato ed espresso giudizi, ci siamo emozionati. Ora ci vogliamo divertire, selezionando per voi i migliori e i peggiori protagonisti della fase a gironi. Alcuni erano attesi, altri hanno stupito tutti, altri ancora risultano “inclassificabili” (ogni riferimento a Luis Suárez è puramente voluto: meriterebbe il posto fra i top per la doppietta all’Inghilterra e, allo stesso tempo, il castigo dietro la lavagna per l’epilogo “canino” del suo Mondiale).
Messico che trova spazio in difesa, perché il primo nome che vi proponiamo è quello dell’intramontabile capitano del Tricolor: Rafa Márquez. Trentacinque anni suonati e non sentirli. Il centrale ex Barça ha guidato la sua squadra agli ottavi, con prestazioni maiuscole (spicca il 7,5 in pagella contro la Croazia) e una rete di testa nella decisiva sfida ai croati. L’argentino Marcos Rojo, 24 anni, è un’altra sorpresa della fase a gironi. Non solo la rete che ha regalato la vittoria all’Albiceleste contro la Nigeria, ma una presenza costante nelle aree di rigore avversarie, tanta corsa e buona copertura per un giocatore che nasce centrale, ma è adattato al ruolo di esterno destro. Il terzo nome è di quelli che non ti aspetti: Rafik Halliche, centrale algerino, protagonista della storica qualificazione della sua Nazionale agli ottavi, anche grazie alla rete messa a segno di testa contro la Corea del Sud. Iniziamo il quartetto di centrocampo con una certezza assoluta: James Rodríguez. Esterno, fantasista, assistman e goleador di una Colombia che si conferma su alti livelli, nonostante l’assenza di Falcao. Con tre gol all’attivo, uno a partita, e diversi assist, è lui il centrocampista con la media voto più alta. L’altra certezza è il suo collega colombiano Juan Cuadrado, che copre la fascia opposta del centrocampo dei Los Cafeteros. Non ha bisogno di presentazioni: quando punta il suo dirimpettaio, Cuadrado è devastante. In mediana optiamo per la corsa e la “quantità” del messicano Héctor Herrera, anima e cuore del centrocampo dei centroamericani. Herrera ha superato in extremis altri due mastini, l’olandese Nigel de Jong e il francese Blaise Matuidi. Per la qualità, invece, è Xherdan Shaqiri a strappare una maglia nel nostro ipotetico 11, superando di un niente l’americano Clint Dempsey e l’algerino Sofiane Feghouli. La tripletta contro l’Honduras (voto in pagella: 8) ha candidato il piccolo svizzero (non solo d’età, ma anche dall’alto del suo 1.69 m) a stellina di questo Mondiale. Infine, il tridente. E qua c’è l’imbarazzo della scelta, l’essenza vera del calcio. Il primo nome è quello di un padrone di casa: Neymar Júnior, uno che a soli 22 anni sta trascinando il suo Paese nel sogno di vincere il sesto Mondiale e di festeggiarlo in casa. Se il Brasile è agli ottavi, per gran parte è merito suo. Se Scolari non è stato sommerso dalle critiche (specialmente dopo lo 0-0 contro il Messico), è soprattutto per merito del numero 10 verdeoro. Al centro del tridente, dobbiamo mettere Thomas Müller, l’attaccante tedesco ha sommerso il Portogallo con una tripletta (voto 8) ed è un pericolo costante per le difese avversarie. Un gioiello anche il suo gol a giro contro gli Stati Uniti. Rendimento altissimo anche per un altro mostro sacro del mondo del pallone: Lionel Messi, uno che parla poco e che lascia parlare. Specialmente i tanti detrattori che ne criticavano le prestazioni con la maglia dell’Albiceleste. Leo, però, risponde con i fatti: 4 reti che hanno tolto le castagne dal fuoco all’Argentina (chiedere all’Iran). Vuoi vedere che sia arrivato il suo Mondiale?
Per motivi di spazio, dobbiamo lasciare fuori dall’undici alcuni nomi che avrebbero meritato la ribalta: Robin van Persie (Olanda), Arjen Robben (Olanda), Karim Benzema (Francia), Tim Cahill (Australia), Enner Valencia (Ecuador).