Brasile 2014 – Top&Flop dopo la fase a gironi
Dopo quindici giorni di calcio, 48 partite e 136 reti segnate, è tempo di bilanci. Abbiamo seguito da vicino la prima fase del “Mondiale dei Mondiali”, ve lo abbiamo raccontato, abbiamo commentato ed espresso giudizi, ci siamo emozionati. Ora ci vogliamo divertire, selezionando per voi i migliori e i peggiori protagonisti della fase a gironi. Alcuni erano attesi, altri hanno stupito tutti, altri ancora risultano “inclassificabili” (ogni riferimento a Luis Suárez è puramente voluto: meriterebbe il posto fra i top per la doppietta all’Inghilterra e, allo stesso tempo, il castigo dietro la lavagna per l’epilogo “canino” del suo Mondiale).
I TOP 11 – Andiamo in ordine di ruolo. Fra i pali le prime sorprese: in ballottaggio due nomi inaspettati, Keylor Navas e Guillermo Ochoa. Scegliamo il costaricano perché la sua Nazionale è la vera sorpresa del tabellone degli ottavi e perché la difesa dei Los Ticos ha dimostrato una solidità impressionante: una sola rete subita, tra l’altro su rigore, in tre gare giocate contro avversari sulla carta ben più quotati. Menzione d’onore per l’eroe messicano Ochoa, che ha inchiodato il Brasile sullo 0-0 nella gara di Fortaleza.
Messico che trova spazio in difesa, perché il primo nome che vi proponiamo è quello dell’intramontabile capitano del Tricolor: Rafa Márquez. Trentacinque anni suonati e non sentirli. Il centrale ex Barça ha guidato la sua squadra agli ottavi, con prestazioni maiuscole (spicca il 7,5 in pagella contro la Croazia) e una rete di testa nella decisiva sfida ai croati. L’argentino Marcos Rojo, 24 anni, è un’altra sorpresa della fase a gironi. Non solo la rete che ha regalato la vittoria all’Albiceleste contro la Nigeria, ma una presenza costante nelle aree di rigore avversarie, tanta corsa e buona copertura per un giocatore che nasce centrale, ma è adattato al ruolo di esterno destro. Il terzo nome è di quelli che non ti aspetti: Rafik Halliche, centrale algerino, protagonista della storica qualificazione della sua Nazionale agli ottavi, anche grazie alla rete messa a segno di testa contro la Corea del Sud. Iniziamo il quartetto di centrocampo con una certezza assoluta: James Rodríguez. Esterno, fantasista, assistman e goleador di una Colombia che si conferma su alti livelli, nonostante l’assenza di Falcao. Con tre gol all’attivo, uno a partita, e diversi assist, è lui il centrocampista con la media voto più alta. L’altra certezza è il suo collega colombiano Juan Cuadrado, che copre la fascia opposta del centrocampo dei Los Cafeteros. Non ha bisogno di presentazioni: quando punta il suo dirimpettaio, Cuadrado è devastante. In mediana optiamo per la corsa e la “quantità” del messicano Héctor Herrera, anima e cuore del centrocampo dei centroamericani. Herrera ha superato in extremis altri due mastini, l’olandese Nigel de Jong e il francese Blaise Matuidi. Per la qualità, invece, è Xherdan Shaqiri a strappare una maglia nel nostro ipotetico 11, superando di un niente l’americano Clint Dempsey e l’algerino Sofiane Feghouli. La tripletta contro l’Honduras (voto in pagella: 8) ha candidato il piccolo svizzero (non solo d’età, ma anche dall’alto del suo 1.69 m) a stellina di questo Mondiale. Infine, il tridente. E qua c’è l’imbarazzo della scelta, l’essenza vera del calcio. Il primo nome è quello di un padrone di casa: Neymar Júnior, uno che a soli 22 anni sta trascinando il suo Paese nel sogno di vincere il sesto Mondiale e di festeggiarlo in casa. Se il Brasile è agli ottavi, per gran parte è merito suo. Se Scolari non è stato sommerso dalle critiche (specialmente dopo lo 0-0 contro il Messico), è soprattutto per merito del numero 10 verdeoro. Al centro del tridente, dobbiamo mettere Thomas Müller, l’attaccante tedesco ha sommerso il Portogallo con una tripletta (voto 8) ed è un pericolo costante per le difese avversarie. Un gioiello anche il suo gol a giro contro gli Stati Uniti. Rendimento altissimo anche per un altro mostro sacro del mondo del pallone: Lionel Messi, uno che parla poco e che lascia parlare. Specialmente i tanti detrattori che ne criticavano le prestazioni con la maglia dell’Albiceleste. Leo, però, risponde con i fatti: 4 reti che hanno tolto le castagne dal fuoco all’Argentina (chiedere all’Iran). Vuoi vedere che sia arrivato il suo Mondiale?
Per motivi di spazio, dobbiamo lasciare fuori dall’undici alcuni nomi che avrebbero meritato la ribalta: Robin van Persie (Olanda), Arjen Robben (Olanda), Karim Benzema (Francia), Tim Cahill (Australia), Enner Valencia (Ecuador).
I FLOP 11 – Il primo nome è scontato, ma i cinque gol subiti contro l’Olanda portano anche la sua poco onorevole firma. Nonostante una Champions sollevata un mesetto fa, Iker Casillas è il simbolo di una Spagna non più vincente e va a lui il posto di flop fra i pali. Se ne farà una ragione Igor Akinfeev, portiere disastroso della Russa, che ha “rischiato” di soffiargli il posto. Se Capello è a casa, per buona parte è colpa del suo numero uno. Al centro della difesa compare il portoghese Pepe. Per lui, il cartellino rosso è arrivato prima del primo gol nel torneo di Cristiano Ronaldo. Quando si ha il destino segnato e una brutta fama, c’è poco da fare. Al suo fianco, un altro spagnolo, l’irriconoscibile Jordi Alba e, a sorpresa, il brasiliano Dani Alves, che avrà modo di rimediare già dagli ottavi, ma che è parso arrugginito nelle prime uscite della Seleçao. Continuando la serie dei nomi illustri, in mezzo al campo troviamo Steven Gerrard, sempre in difficoltà con la sua Inghilterra, che si è rivelata squadra mediocre e senza idee, e lo spagnolo Xavi Hernández, spesso in panchina e vero simbolo decadente di una Spagna al capolinea. Sugli esterni, rendimento non all’altezza per Antonio Valencia, l’Ecuador puntava molto sull’asso dello United, che ricorderemo per l’espulsione contro la Francia e poco altro. Sulla sinistra, un po’ adattato, ci mettiamo Kevin-Prince Boateng. Nervoso, fuori fase e mai determinante per il suo Ghana, dall’ex rossonero ci si aspettava di più. L’epilogo mondiale con lite col c.t. Appiah lo proietta di diritto fra i flop 11. Alle spalle della coppia d’attaccanti mettiamo Wayne Rooney, che vince il ballottaggio personale con Antonio Cassano. Nonostante la rete (facile facile) contro l’Uruguay, l’inglese non è riuscito a caricarsi sulle spalle la squadra. Davanti una coppia d’attaccanti che ha tradito chi aveva puntato su di loro, a cominciare da del Bosque e Prandelli: Diego Costa e Balotelli sono parsi fuori forma, svogliati e, per lunghi tratti, l’ombra di se stessi. Per loro fortuna, l’incubo dei Mondiali è già finito.