Formula 1: ancora Rosberg, Hamilton a distanza di sicurezza

Sembrava troppo bello, con le due Williams a rompere il dominio Mercedes. Meglio: il dominio del telaio Mercedes, visto che il motore è lo stesso. E questo dopo che per la prima volta Rosberg e Hamilton avevano mostrato di poter essere vittime di guasti e problemi. Insomma, c’era la legittima speranza di vedere, finalmente, qualcosa di diverso.

Ne è uscita una doppietta, ancora: Rosberg davanti a tutti, seguito da Hamilton a breve distanza, con poi le due Williams a guidare il resto del gruppo. Buon segnale da Alonso, quinto, meno da Räikkönen (decimo); deludenti le Red Bull, con Vettel che prima sbaglia e poi finisce fuori per incidente, e Ricciardo, reduce dalla prima vittoria in carriera, incapace di risalire il gruppo dopo una partenza al rallentatore.

La gara è stata prevedibile, per certi versi: grande partenza di Hamilton, con l’obiettivo immediato di riprendere il compagno di squadra e non rimanere ingabbiato nel gruppone; e così è stato, anzitutto per limitare i danni, e possibilmente per recuperare qualcosa dopo gli errori in qualifica. Ma Rosberg ha dimostrato ancora una volta di avere un grande cervello e una buona velocità. Sullo spunto secco, con ogni probabilità non vale il compagno di squadra; ma ha sufficienti doti tecniche, atletiche e mentali per imporsi un ritmo sufficiente a guardare tutti dall’alto in basso.

Assodato il dominio Mercedes, quindi, il motivo trainante di questa fase centrale della stagione pare essere la lotta interna alla casa di Stoccarda: alzi la mano chi pensava che Rosberg avesse possibilità sul compagno di squadra, a inizio stagione. Eppure.

Eppure adesso ha 29 punti di vantaggio: anche dovesse marcare virgola, rimarrebbe ancora in testa al Mondiale. Questa potrebbe essere la sua preoccupazione principale: non di certo la Red Bull di ieri (col motore Renault, poi), il tedesco deve piuttosto pensare alla fortuna (e bravura) nel non avere avuto ritiri, a differenza di Hamilton.

Il clima in squadra potrà anche essere teso, ma la calma e la capacità di gestione di Rosberg devono continuare a guidarlo in pista. Aizzare, spingere, sorpassare deve essere compito di chi insegue; il figlio di Keke, per esperienza e anche per “sangue”, sa di poter contare su un vantaggio non irrilevante, ma ancora insufficiente. Più un vantaggio personale: la capacità di gestire e di gestirsi.

Già, perché non sempre chi svolta la metà in testa, poi, al traguardo giunge per primo. Lo sa bene Fernando Alonso, che negli ultimi anni ha visto più volte la Ferrari davanti a tutti, in classifica, salvo poi trovarsi dietro quando contava davvero. La stagione è ancora lunga, c’è tanto da correre e altrettanto spettacolo da esibire. Come la forza psicologica mostrata nelle ultime tre gare.

Quella forza psicologica che ha portato, su un piano più basso, Ricciardo a surclassare un Vettel sottotono, oppure quella di un Alonso che, con mezzi inferiori alla concorrenza, non molla mai di un centimetro. Ecco, in casa Ferrari siamo alle solite: Räikkönen non riesce a trovare il feeling con la vettura, proprio quando finalmente lo spagnolo conclude la gara a una distanza accettabile (meno di 20 secondi) dalla testa.

Segnàli di risveglio, segnali di tenuta mentale: da Rosberg in giù, ad averne bisogno sarebbe l’intero circus, che altrimenti rischia di addormentarsi per una stagione monotona, senza neanche il rombo acuto dei vecchi motori aspirati.