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Quanto vale oggi la Costa Rica

La Costa Rica. Ora ditemi quello che volete, ma nessuno l’avrebbe mai pronosticata agli ottavi di finale, dopo appena due partite, per giunta. Pur lasciando perdere il valore tecnico attuale e storico della compagine centroamericana, il girone estratto a sorte (ma non troppo) a dicembre era di quelli proibitivi soprattutto per le tre “big” che ne facevano parte. E stiamo parlando di nazionali del calibro di Italia, Inghilterra e Uruguay, tre campionesse del mondo: sommando i tre palmarès, otteniamo ben sette titoli iridati, e scusate se è poco.

La Costa Rica in origine non doveva far altro che gioire della qualificazione alla quarta coppa del mondo della sua storia (dopo il 1990, eliminata agli ottavi, del 2002 e del 2006, fuori al primo turno), e poi, magari, cercare di mettersi in mostra in almeno una delle tre partite “impossibili” che l’attendevano alla rassegna brasiliana di questi giorni.

E invece cosa accade? Accade che la tanto bistrattata, non prevista, poco considerata, sottovalutata e quasi derisa Costa Rica fa la barba agli “aristocratici del pallone”, e si qualifica (con merito) prima di tutte le dirette avversarie – di cui due, tra l’altro, torneranno a casa già il 25 giugno.

Alla faccia del girone di ferro! Quasi quasi a noi italiani è tornato più facile giocare contro gli inventori di questo magnifico sport (gli inglesi, qualche giorno fa), che contro alcuni avventori, in qualche caso non professionisti, del centroamerica.

Strano questo sport, vero? Quanto valgono i pronostici che si fanno prima? Quanto valgono le chiacchiere e le ore di trasmissioni televisive sull’intravedere favoritismi di merito e/o squadre materasso? Chiedersi cosa l’Italia avrebbe fatto contro l’Inghilterra e l’Uruguay, non spendendo una sola parola sulla Costa Rica?

Ebbene sì: la piccola grande Costa Rica ha dimostrato che a far chiacchiere siam bravi tutti; ma poi, in campo, scendono gli uomini, gli atleti, le squadre. Sì, le squadre: ieri sera, a Recife, si è vista una grande squadra, ed era proprio la Costa Rica. Perfetti gli uomini di Jorge Luis Pinto nei movimenti, nelle trame di gioco, nel chiudere gli spazi giusti al momento giusto. Nel far cadere in difficoltà il re dei metronomi: Andrea Pirlo. Nel non concedere agli avversari una sola conclusione nello specchio della porta, nel secondo tempo, quando gli uomini di Prandelli dovevano fare la differenza per recuperare una partita ormai messasi male.

Allora noi italiani, più che star lì a trovare colpevoli, invece di stare a puntualizzare sul modulo o sulle temperature brasiliane, dovremmo goderci questa cenerentola, così come sta facendo il resto del mondo. Perché a caldo si rimane male per il risultato, e questo vien da sé; ma, se ci riflettete un attimo, e pensate al vostro parere sulla Costa Rica non più di dieci giorni fa, guardando a oggi scommetto che venga in automatico un sorriso, quasi una smorfia all’inizio.

E la rabbia si trasforma in gioia per loro, per i nostri avversari. Si sa: a noi italiani le favole, in fondo, piacciono molto.