Brasile 2014 – Russia, tra paura e orgoglio
La Russia torna al Mondiale dopo 12 anni e all’esordio pareggia contro una pimpante Corea del Sud. Un risultato che fa felice a metà il gruppo di Fabio Capello, che è riuscito comunque a mettere una pezza dopo la papera di Akinfeev: alla luce di quanto visto ieri a Cuiaba, come deve comportarsi il tecnico italiano in vista della sfida col Belgio?
Scordatevi la Russia talentuosa e spettacolare (ma praticamente mai vincente) dei recenti lustri. Capello durante il cammino di qualificazione ha trovato la quadratura del cerchio grazie alla sua proverbiale solidità, all’ordine tattico che ha impartito ai suoi ragazzi, mettendo magari leggermente da parte i loro virtuosismi; per cui chi contesta il gioco poco vibrante, la manovra compassata e gli scarsi dinamismi della squadra attua soltanto una critica sterile, male organizzata.
La gara di ieri ha emesso una sentenza importante (0 meglio, ha sancito una conferma): la Russia dipende da Roman Shirokov. Senza di lui nessuno sembra in grado di poter velocizzare l’azione, aprire gli spazi e fornire quell’imprevedibilità necessaria per contrastare una difesa schierata e ben organizzata come quella coreana. Spesso la palla è rimasta a stagnare tra i piedi dei due centrali difensivi, senza che Glushakov potesse aiutarli in fase di impostazione (non è il suo ruolo infatti, l’ingresso di Denisov ha decisamente cambiato il baricentro russo).
Un altro appunto da fare a Capello riguarda la scelta del reparto offensivo. Kokorin ha giocato come unica punta, ma rende meglio un po’ più dietro: con la Corea ha faticato tantissimo a ricevere palloni e guarda caso soltanto con l’ingresso di Kerzhakov ha cominciato a essere più pericoloso. Un Kerzhakov che aveva gli occhi sanguinanti, che non si sarebbe mai permesso di abbandonare il campo senza segnare almeno un gol. La Russia deve giocare con due punte, assolutamente. Altrimenti se l’idea era di giocare utilizzando spesso lanci lunghi, perché non è stato chiamato Dzyuba, goleador che fa della fisicità la sua caratteristica principale? Ecco, due soli centravanti appaiono un po’ pochi…
Sarà un caso (o forse no) ma la Russia è cresciuta dopo i tre cambi. Denisov è uno dei migliori mediani bassi d’Europa e, nonostante le recenti stagioni non brillantissime, non può in alcun modo essere sostituito da Glushakov. Ha deluso invece Zhirkov, poco propositivo rispetto al solito: dando per titolare fisso l’encomiabile Samedov, perché non mettere sia Shatov che Dzagoev dal primo minuto la prossima volta (se si continuerà a giocare a una punta ovviamente)?
La reazione alla clamorosa papera del povero Akinfeev (al quale tra l’altro hanno fatto un controllo antidoping dopo la partita) è comunque un buon viatico per il prosieguo della manifestazione. Capello deve ripartire da lì, dall’esser riusciti a rimettere in piedi una partita che sembrava andata, e da un gruppo che nel finale è riuscito a scacciare le paure iniziali. Col Belgio sarà complicata, e la Russia è costretta a non farsi mettere i piedi in testa: ieri la Corea è mancata negli ultimi 20 metri; gli europei, con tutti i loro talenti, difficilmente si lasceranno scappare eventuali distrazioni.