Quattro giorni.
Tanti ne sono passati dall’inizio del Mondiale 2014 in Brasile, che — inutile nasconderlo — stavamo aspettando tutti da parecchie settimane.
Attesa e voglia di calcio che, tra l’altro, sono state più che soddisfatte. Sono passate solamente 10 partite su 64 (chi vi scrive lo sta facendo prima di Argentina-Bosnia), ma si può già cominciare a fare un mini bilancio rispetto alla scorsa edizione dei Mondiali, quelli giocati nel 2010 in Sudafrica.
Tanto per cominciare, parliamo del clima. No, non quello meteorologico — che in ogni caso era molto diverso da questo caldo umido che c’è in Brasile. Per clima intendiamo l’atmosfera che si vive lì, sul posto: lasciando da parte discorsi politici e le contestazioni che ci sono state e che continueranno a esserci per motivi diversi dal calcio giocato, intorno alle 32 squadre c’è un’aria di festa, di gioia, di felicità per averle lì a giocarsi la Coppa del Mondo. Si vive e si respira calcio in ogni dove.
In Sudafrica non era così, basti pensare all’invenzione delle “vuvuzela”, servite a fare più rumore allo stadio e a coprire col suono la vista dei posti vuoti negli stadi.
Ma virando, invece, proprio sul calcio giocato, le prime dieci partite del Mondiale 2014 hanno detto tutt’altro rispetto a quello del 2010. Guardiamo i numeri.
Nei Mondiali di Sudafrica 2010 nelle prime 10 partite ci sono stati 3 pareggi, mentre nelle prime 10 partite di questo Mondiale non ce n’è stato nemmeno uno. Per farvi capire l’importanza di questo dato: prima di quest’anno, era successo una sola volta nella storia dei Mondiali, nel 1930.
Continuando, nelle prime 10 partite del 2010 sono stati segnati solamente 16 gol, mentre al termine di Francia-Honduras (10° partita di questi Mondiali), invece, i gol segnati sono stati 34. Più del doppio. Nel 2006, per capirci, furono 23, ben 11 in meno.
E allora, visti i numeri, sembrerebbe proprio di sì, che questo Mondiale di Brasile 2014 sia davvero il “Mondiale dei Mondiali”. Con le squadre che scendono in campo in un clima di festa e con la voglia di far divertire il pubblico sugli spalti, senza troppi schemi difensivi e ostruzionistici che, di fatto, rendono più bloccate e più brutte le partite di calcio.
È il Mondiale del Calcio con la “c” maiuscola e della voglia di vincere divertendosi, è il Mondiale del joga bonito e del calcio bailado. È il Mondiale dei tanti gol e della non paura di perdere.
Speriamo che sia, però, anche il Mondiale del calcio italiano.