La grande atletica mondiale si sposta sull’isola di Randall di New York per il sesto meeting della Diamond League. Sebbene in settimana ci siano stati i ritiri di Usain Bolt e Tyson Gay, entrambi per problemi muscolari (il giamaicano è stato visitato dal medico del Bayern Monaco, Hans Müller-Wohlfahrt, che gli ha diagnosticato un problema al tendine d’Achille risolvibile in venti giorni circa), la tappa statunitense non perde d’attrazione per merito del salto in alto, di gran lunga la disciplina più appassionante di questa stagione.
Mutaz Barshim e Bohdan Bondarenko ci hanno fatto vivere un’emozione fortissima coi loro molteplici tentativi d’aggressione al record mondiale (2.45) detenuto da Javier Sotomayor dal luglio ’93. L’atleta qatariota ha mostrato tutte le sue qualità arrivando a 2.42 m (per rendere l’idea, una porta di calcio, visto che siamo in clima Mondiale) e tentare tre volte il 2.46: buona corsa, elegante stacco e ottima arcuatura della schiena. Stessi elementi per l’ucraino di Kharkiv, leggermente più potente sotto l’asta ma molto più a suo agio nell’interazione col pubblico. Entrambi hanno segnato la seconda migliore prestazione di sempre e primato continentale: il record assoluto potrà essere riscritto a breve.
Restando nella categoria salti, la giamaicana Kimberly Williams vince il triplo femminile con la misura di 14.31 m, favorita da un +2.1 di vento, davanti alla russa Pyatykh (14.19 m, personale) e la colombiana Yosiris Urrutia (14.13 m). Doppietta statunitense nel salto in lungo fra gli uomini: primo Jeff Henderson con 8.33 m (nuovo record del meeting), secondo Christian Taylor (8.06 m), terzo il sudafricano Rushwal Samaai con 8.00 m. Discreta, ma non entusiasmante, la gara di salto con l’asta femminile: la prestazione mondiale dell’anno della brasiliana Fabiana Murer (4.80 m) è sufficiente a battere i tentativi di Jennifer Suhr e Yarisley Silva, entrambe ferme a 4.70 m.
Nel lancio del disco torna a vincere la Germania col brandeburghese Robert Harting, il campione olimpico in carica: il suo 68.24 m, oltrechè segnare il record del meeting, sbaraglia la concorrenza di Piotr Małachowski (65.45 m) e dell’iraniano Ehsan Haddadi (65.23 m). Trionfano i colori tedeschi anche nel giavellotto femminile con Linda Stahl: la nativa di Steinheim mette a segno la prestazione mondiale dell’anno con un importante 67.32 m, cancellando quella di Kimberley Mickle siglata a Melbourne nel marzo scorso. Vittoria della neozelandese Valerie Adams con un 19.68 m nel getto del peso.
Come sempre spazio finale alla corsa, spazio cioè al grande Kenya: i 3000 m femminili hanno visto la corsa solitaria di due africane, Mercy Cherono e Betsy Saina mentre nelle siepi il canovaccio cambia di poco perché a trionfare è l’etiope Assefa con alle calcagna le keniote Kirui e Chepkurui. Va annotata la vittoria di Abeba Aregawi, atleta di origini etiopi ma di passaporto svedese, nei 1500 m: dietro di lei, per un’incollatura, è giunta l’etiope Dawit Seyaum. Gli 800 maschili sono stati vinti da David Rudisha, atleta di Kilgoris, sull’irlandese Mark English.
All’Adidas Grand Prix si sono avute anche due prove a ostacoli: i 400 m maschili se li è aggiudicati il portoricano Javier Culson col discreto tempo di 48”03 (migliorata di quasi mezzo secondo la prestazione mondiale di Michael Tinsley) davanti allo stesso americano, terzo il sudafricano Cornel Fredericks (48”58); podio tutto statunitense, invece, nei 100 m costituito da Queen Harrison (12”62), Dawn Harper-Nelson (12”63) e Lolo Jones (12”77).
Nelle corse lineari è, come sempre, duello Stati Uniti-Jamaica: i primi si aggiudicano i 400 m con Lashawn Merritt (44”19) e i 100 m femminili grazie a Tori Bowie (11”07 che ha preceduto ben tre giamaicane) mentre nella terra del reggae giungono i 200 e 100 m maschili con Warren Weir (19”82) e Nesta Carter (10”09 che fa doppietta con Yohan Blake, 10”21). Appuntamento a Losanna il prossimo 3 luglio con tutte le stelle del magnifico mondo dell’atletica leggera!