Le chiacchiere stanno a zero

Finalmente si comincia. Dopo settimane roventi, se non addirittura di fuoco, anche lo stesso Cesare Prandelli sarà contento di iniziare quest’avventura mondiale; partiamo col piede sbagliato, nel senso che l’infortunio di De Sciglio, con ogni probabilità, ci costringerà a riciclare Chiellini nell’inedito ruolo di terzino sinistro, affiancando a Barzagli al centro della retroguardia uno tra Bonucci e Paletta, con quest’ultimo favorito. Bene, ma non benissimo. O forse meglio così, considerando che storicamente più le difficoltà sono maggiori, più caratterialmente riusciamo a emergere e a fare la differenza in positivo.

Non aspettiamoci risultati roboanti o una “Manita” a fine partita per sbeffeggiare gli avversari: felice di ricredermi qualora dovesse avvenire, ma al momento lo ritengo abbastanza improbabile. Soprattutto perché non serve a nulla segnare cinque gol in una partita, seppur l’Olanda abbia veramente stregato tutti ieri sera, ma per vedere le nostre chance effettive di vittoria del Mondiale dobbiamo osservare il lavoro del pacchetto arretrato; è lì che abbiamo sempre costruito le nostre vittorie ed è lì che continueremo a farlo, a meno che il sig. Balotelli non decida di trasformarsi di nuovo in Hulk in un déjà vu della semifinale europea contro la Germania. Le favorite, sino adesso, hanno peccato proprio in quel fondamentale: il Brasile ha ballato la samba per lunghi tratti contro una Croazia che, seppur con un centrocampo di palleggiatori veri, non è esattamente il prototipo della nazionale imbattibile, vista anche l’assenza di Mandžukić. La Spagna, nemmeno a dirlo, ha raccolto più palloni nella porta ieri sera che in tutto Euro 2012, con un Casillas visibilmente in formato Champions League – chiedere a un certo Godin per informazioni – e la costante impressione di poter prendere contropiede in qualunque momento. Una specie di ghiacciolo al sole, ma è solo una partita, occhio a darli già per morti.

In Italia, com’è noto, siamo un po’ tutti commissari tecnici in queste occasioni; cimentarsi non costa nulla, è uno stimolo di conversazione e, soprattutto, ci permette di immedesimarci con quello che è il personaggio più amato/odiato del momento. Ci provo anch’io allora, lanciando subito una provocazione: ma perché Balotelli deve giocare prima punta? Dove c’è scritto che un giocatore con le sue caratteristiche non possa agire dietro le spalle di un centravanti vero, magari che gioca nel Borussia Dortmund e che nella passata stagione ha fatto faville col Torino? Magari lasciando un posticino nella ripresa anche a uno tra Insigne e Cassano, due che col pallone dialogano molto più facilmente che con la lingua. L’augurio, però, è che si torni a parlare di calcio giocato: perché in questo lungo periodo in cui la Nazionale ha affrontato superpotenze come Irlanda, Lussemburgo e Fluminense, la notizia con più risonanza mediatica è stata la proposta di matrimonio di Balotelli. O perché no, visto che vogliamo farci del male sino in fondo, della petizione nata su internet secondo la quale Maxi Lopez dovrebbe – non potrebbe, ma dovrebbe – provarci con la mamma di Icardi. Ce n’era proprio bisogno.

Le notti magiche sono lontane, anzi lontanissime, seppur io non abbia avuto il privilegio di viverle in prima persona; i brasiliani ancora ci sfottono per quel rigore di Baggio a USA ’94, mentre il turbinio emotivo del 2006 ce l’ho ancora stampato nella mente. Il cuore mi dice che, nonostante tutto, noi saremo lì a combattere per i primi posti, perché nel momento del bisogno usciamo (quasi) sempre dal baratro: e allora che sia Immobile, Balotelli, Verratti, Paletta o addirittura Perin… fateci sognare. Fate vedere che, nonostante i Campioni veri non indossino la maglia azzurra, contro l’Italia non è mai facile portarla a casa; perché, citando un detto esclusivamente cestistico ma che ben si sposa anche con il calcio, l’attacco vende i biglietti ma la difesa vince i campionati.

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Alessandro Lelli