E in Serie B si gioca ancora
Dell’inizio dei Mondiali abbiamo parlato ieri, e anche delle polemiche fuori dal campo. Ieri sera il campo ha parlato in favore dei padroni di casa (e noi abbiamo detto la nostra anche con la prima Sghimberlo-cronaca.
Ma ci siamo dimenticati di una cosa: sicuri che i campionati siano finiti? Di solito, a Mondiali in corso, è la regola; ma in Italia ancora non abbiamo una composizione definitiva per la prossima Serie A. E questo perché la Serie B ancora non è finita. Ancora, a metà giugno? Esatto.
Scende una siciliana (Catania), sale una siciliana (Palermo); scende una toscana (Livorno), sale una toscana (Empoli); scende una emiliana (Bologna)… forse sale una romagnola, il Cesena. A contendergli la terza promozione in Serie A è il Latina: squadra partita malissimo, poi rivitalizzata dalla cura-Breda, in grado di portare i nerazzurri in lizza per il doppio salto.
Più che due squadre, due filosofie diverse: Bisoli ha una squadra che corre ed è una forza dal punto di vista atletico, e ha finito il girone di ritorno col vento in poppa (una sola eccezione, non irrilevante: la vediamo tra poco). Il Latina, per contro, è una squadra decisamente più sparagnina, pronta ad affidarsi a pochi fulcri (uno soprattutto: Jonathas).
Dicevamo del finale di stagione del Cesena: quattro vittorie consecutive, prima della sconfitta casalinga proprio contro il Latina, che allora era privo del suo ariete. Ed è stata una sconfitta pesante, che ha tolto il terzo posto ai romagnoli: ed è un terzo posto “pesante”, perché in caso di parità al 90° della partita di ritorno, niente supplementari, e varrà la classifica della stagione regolare.
Quindi: si potrebbe pensare da un lato alla vendetta del Cesena, o a un Latina diverso con Jonathas stavolta in campo. E si potrebbe pensare anche alle panchine: Bisoli ha già portato il Cesena in A (ma senza allenarlo); Breda difficilmente potrebbe pensare di ottenere di più da questa squadra. E poi gli stadi: il Cesena ha un dignitoso Manuzzi da quasi 24.000 posti; il Latina gioca in un Francioni che, pur ristrutturato nel 2013, non arriva a 8.000 posti.
Questo per la cronaca. Ma, ripensando al giugno torrido e al campionato ancora aperto, viene da chiedersi se la formula non sia proprio sbagliata. Una Serie B pletorica, a 22 squadre (situazione ancora figlia delle conseguenze del caso-Catania: era il 2004, sono passati 10 anni). Finirà a metà della prossima settimana, quando i Mondiali saranno nel vivo. E se qualche giocatore fosse stato coinvolto, come avremmo fatto, e a quali polemiche avremmo assistito?
Due squadre a giugno, con una stagione partita ad agosto. Calcolando anche la preparazione fisica, siamo praticamente a 12 mesi filati di lavoro. Primo punto: con una Serie B a 22 squadre, e una A a 20, non meriterebbero entrambe la promozione?
Quando la Serie A era ancora a 18 squadre, l’interscambio con la B era di quattro squadre l’anno; adesso, con più squadre in gioco, c’è pure una promozione di meno. Meno interscambio, meno competitività: non sarà il motivo principale, ma parte della decadenza italiana sta anche in questo. I soldi delle televisioni fanno gola a chi è in alto, troppa paura di scendere. Meno mobilità, meno idee, ma troppe garanzie.
Poi, punto secondo: tagliare in Serie A, tagliare in Serie B. La Lega Pro ha tagliato una divisione intera, perché non ci sono le condizioni economiche per avere tutte queste squadre tra i professionisti. Lo dimostra anche un altro fatto: negli ultimi anni, con tre sole retrocessioni dalla Serie A, la lotta di fatto si è sempre ridotta per mancanza di contendenti. Cioè: un paio di squadre svoltano a febbraio già condannate, e il resto è poca roba.
Va bene, vediamo chi sale tra Cesena e Latina. Le partite si giocano domenica e mercoledì (in contemporanea con Francia-Honduras e Spagna-Cile). Vediamo chi vincerà. Ma poi cominciamo a ripensare la formula, e a farlo senza avere paura di scontentare qualcuno.