Finalmente ci siamo. Finalmente, #Brasil2014 non è più solo un hashtag di Twitter: è anche il nome della competizione che partirà stasera. Finalmente i mondiali: dall’altra parte del mondo si giocherà a calcio, da questa parte del mondo, invece, si tiferà bandiere alla mano, e si tiferà una nazionale che no, non ha assolutamente i favori del pronostico.
Apriranno le danze Brasile e Croazia: i padroni di casa affrontano i balcanici in una sfida che non ci regalerà il primo faccia a faccia del mondiale: ci sarà Neymar da una parte, ma mancherà Mandzukic dall’altra; squalificato, il bomber del Bayern Monaco salterà la tanto attesa “prima”. Assenza pesante per la squadra di Kovac, che comunque tornerà ad averlo a disposizione dalla seconda uscita; scrivendo di Mandzukic, mi vengono in mente altre assenze illustri, di quelle però “complete”, nette, definitive; di quelle, insomma, che non durano una sola giornata. A conti fatti, sarà un mondiale ricco di talento, ma un po’ meno del solito: tabellone (e rose) alla mano, noto con dispiacere che i “caduti” sono parecchi: Reus (Germania), Ribery (Francia), Širokov (Russia), Falcao (Colombia), Walcott (Inghilterra), Thiago Alcantara (Spagna), van der Vaart (Olanda), Strootman (Olanda). Tutti infortunati, tutti costretti al forfait in extremis. Situazione identica per il nostro Montolivo (il cui crack permetterà però a Verratti di avere più spazio, e questo… mica è proprio un male), ma diversa da quella di Ibrahimovic: la sua Svezia, al mondiale, non ci è proprio arrivata.
Mancheranno tanti pezzi da novanta, dunque, ma questo Mondiale promette comunque tanto spettacolo. Certamente, le sollecitazioni che stanno accompagnando questi giorni di avvicinamento alla competizione non sono proprio il massimo in termini di tranquillità e divertimento, ma anche qui ci sarebbe da aprire un capitolo a parte (e lo ha fatto Francesco Davide Scafà per noi). Fatto sta che, parlando squisitamente in termini di tifo, che cominciasse questo benedetto mondiale tutti, suvvia, non vedevamo l’ora. Ora come ora, da scrivere c’è perfino poco: lo abbiamo fatto tanto finora, e adesso il sentimento che ci pervade è quello, purissimo, della curiosità. Ci facciamo mille domande: “Farà bene Prandelli a schierare Verratti e Pirlo insieme? Giocherà Immobile o Balotelli? Neymar sarà decisivo come in Confederations Cup? Cosa succede a Messi? L’Algeria sarà una bella sorpresa?” Siamo pieni, pienissimi di interrogativi, e chiacchiere, e voglia di scoprire cosa accadrà in Brasile. Le certezze, quelle, invece sono poche. Io ne so giusto due.
La prima: in redazione c’è un fermento, una carica, che neanche immaginate. Abbiamo voglia di calcio e spettacolo.
La seconda: via i discorsi sull’Ital-Juve, sul codice etico, via il tifo domenicale. Si dovrà tifare Italia, tutti insieme. Perché Berlino è lontana, e otto anni sono tanti. In Germania neanche eravamo i favoriti, poi Cannavaro alzò la coppa al cielo. Riuscirci in Brasile? Impossibile non lo è, io sono ottimista (di natura). Un passo alla volta, un partita dopo l’altra. D’altronde il cielo, sopra Rio, è quasi sempre azzurro, no?